martedì 17 ottobre 2017

L'antica e l'attuale Roma

Com’è possibile che un popolo distintosi nell’antichità per il senso dello Stato, per le virtù militari e per le capacità organizzative, un popolo che ha conquistato immensi territori tra Europa, Asia e Africa, che ha costruito un impero e che lasciato opere grandiose che ammiriamo ancora oggi, si sia ridotto in breve tempo in un popolo di confusionari, di cialtroni e di rammolliti incapaci di contrastare le orde barbariche?
La risposta sta nella diffusione del cristianesimo che da sempre ha negato il senso dello Stato, la fierezza e le virtù civiche sostituendole con la sottomissione alla Chiesa e con virtù come la fede, l’umiltà, il perdono, la carità, il senso del peccato e compagnia cantando.
Dopo duemila anni, eccoci qua, da romani a cristiani. Un popolo imbelle, corrotto, servile, senza identità.

Questa religione ha sgretolato il senso dello Stato e ci ha portati ad essere quel mediocre popolo che siamo, sempre alla ricerca di un padrone cui sottomettersi. Come disse Nietzsche, il cristianesimo fu “il vampiro dell’impero romano”.

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