Com’è possibile che
un popolo distintosi nell’antichità per il senso dello Stato, per le virtù militari e
per le capacità organizzative, un popolo che ha conquistato immensi territori
tra Europa, Asia e Africa, che ha costruito un impero e che lasciato opere
grandiose che ammiriamo ancora oggi, si sia ridotto in breve tempo in un popolo
di confusionari, di cialtroni e di rammolliti incapaci di contrastare le orde barbariche?
La risposta sta
nella diffusione del cristianesimo che da sempre ha negato il senso dello Stato,
la fierezza e le virtù civiche sostituendole con la sottomissione alla Chiesa e
con virtù come la fede, l’umiltà, il perdono, la carità, il senso del peccato e
compagnia cantando.
Dopo duemila anni,
eccoci qua, da romani a cristiani. Un popolo imbelle, corrotto, servile, senza
identità.
Questa religione ha
sgretolato il senso dello Stato e ci ha portati ad essere quel mediocre popolo che
siamo, sempre alla ricerca di un padrone cui sottomettersi. Come disse
Nietzsche, il cristianesimo fu “il vampiro dell’impero romano”.
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