Da tempo
immemorabile, il subdolo gioco delle religioni è sempre lo stesso. Esiste un
Dio che stabilisce certe leggi ed esiste una classe sacerdotale che ne è
l’interprete e la mediatrice. È così che nasce il potere delle religioni.
A questo punto, il
gioco è fatto. Se vuoi qualcosa da Dio, devi ricorrere al sacerdote.
In India, ai tempi
dei brahmani, i sacerdoti sostenevano che, senza la loro mediazione, i riti e
le preghiere umane non avevano alcun valore. In Italia, la Chiesa cattolica ha
inculcato le stesse convinzioni.
Ma perché Dio
avrebbe bisogno di una classe di interpreti? Non è capace di esprimersi? E
perché l’uomo non potrebbe rivolgersi direttamente a Dio?
O sono i sacerdoti
che hanno bisogno di un tale Dio per affermare il proprio potere?
È così che nasce,
fra l’altro, la società gerarchica e burocratica che noi italiani conosciamo
tanto bene.
Il potere della
Chiesa nasce dalla rinuncia del singolo alla propria autonomia di giudizio e dalla
sfiducia nella propria capacità di comunicare con il divino. Dio è sentito lontano,
come i monarchi antichi, e occorre ricorrere ai buoni uffici di tanti
cortigiani e burocrati per essere ascoltati. Mettetevi in fila e dotatevi di
congrue offerte per ungere le ruote.
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