martedì 31 ottobre 2017

Sacro e profano

Ci facciamo tante idee sul “sacro”, su ciò che dovrebbe essere lo spazio riservato al divino che, quando arriva un terremoto e distrugge tra l’altro i “luoghi sacri”, le nostre convinzioni vacillano. La natura, Dio o chi per lui sembrano indifferenti ai nostri templi. Sembra che se ne freghino completamente.
Uno dei patriarchi dello zen, Bodhidharma, lo aveva detto. Alla domanda del re che gli aveva domandato che cos’era il suo insegnamento, aveva risposto: “Niente di sacro”.
Voleva dire che non esiste affatto questa distinzione fra sacro e profano. Il sacro lo abbiamo inventato noi. Non nel senso che niente è sacro, ma nel senso che tutto è sacro. Non c’è una cosa o un luogo particolarmente sacro. Anche nella materia più bruta c’è il sacro.

Ma le nostre rozze religioni non si danno per vinte. Vogliono costruire luoghi, caste e rituali sacri. In effetti, senza questa distinzione, loro non avrebbero ragione di esistere.

L'incontro fra Oriente e Occidente

Quando critichiamo il nostro Occidente, ricordiamoci che i meriti della cultura occidentale sono enormi, soprattutto nel campo della scienza e della tecnica. Anche nel campo della psicologia, della psicoterapia e della psicoanalisi sono stati fatti grandi passi.
Ma dall’Oriente ci viene un altro tipo di cultura: quella spirituale, di cui abbiamo un gran bisogno se non vogliamo perderci nel materialismo, nel consumismo e nella superstizione religiosa. Ci sono filosofi e scienziati occidentali che hanno riconosciuto i meriti di questo patrimonio spirituale. Perfino Einstein, il più grande scienziato moderno, è rimasto affascinato da questo genere di eredità orientale, in particolare dal buddhismo.

E Schopenhauer scrisse: “La sapienza indiana torna a fluire verso l’Europa, e produrrà una fondamentale mutazione del nostro sapere e pensare”. 

lunedì 30 ottobre 2017

Al di là del piacere

Tutti cercano la felicità e vorrebbero evitare la sofferenza. Ma la sofferenza viene comunque, perché le due sono strettamente collegate.
Se cerchi dunque libertà dalla sofferenza, devi essere pronto a rinunciare anche alla felicità. Per ottenere che cosa?

Il distacco.
Il distacco non è né felicità né infelicità, ma una serena visione del mondo, che appare per quello che è: un gioco di specchi, un gioco di luci e di ombre, un fantasma con scarsa consistenza, un sogno ad occhi aperti che dura poco.

Strumenti umani

Guardati dalla donna che vuol avere ad ogni costo un figlio. Tu sarai per lei solo un mezzo. Questo vale anche per l’uomo. Quando siamo gli uni per gli altri solo strumenti, non c’è amore.

Mantenere la consapevolezza

Il nostro livello di realtà (il mondo in cui viviamo) è commisurato al nostro livello di consapevolezza. È questo che ci dà la particolare configurazione della realtà.
Certo non è facile. Di solito siamo presi da tutt’altre cose: attività mondane, fantasie e idee fisse, e la nostra consapevolezza è discontinua. Siamo consapevoli di tante cose, ma non di essere presenti e di essere qui e ora. Siamo distratti da tanti interessi e da tanti pensieri. In tal modo non riconosciamo lo stato fondamentale dell’essere.
È di questo che dobbiamo ricordarci il più possibile.
I tempi non sono solo passato, presente e futuro. Ce n’è un quarto: l’istante. Che non è un vero tempo, ma un’uscita dai tre tempi.
Uscendo dal tempo consueto, ci prepariamo a trasferirci su un altro livello di realtà (e di consapevolezza).

Tempo, consapevolezza e realtà sono tutti collegati.

domenica 29 ottobre 2017

La vita dopo la morte

C’è un argomento a favore di una vita dopo la morte. È come entrare in un cinema e accorgersi che vediamo solo una parte del film. Capiamo che manca il prima e il dopo. Infatti, noi proveniamo da un passato e seguiamo la freccia del tempo.
Ma, certo, è la nostra limitata conoscenza che ci fa distinguere tra passato, presente e futuro.
Noi vediamo una nascita e crediamo che quello sia l’inizio. Ma il vero inizio è avvenuto molto tempo prima, con la comparsa della vita. Quando è comparsa la vita, si è poi tramandata dall’uno all’altro fino a giungere a ciascuno di noi. Un lungo tragitto, un passaggio di testimone.
Il problema è che noi dividiamo la realtà a settori, a spicchi, e ci sfugge la visione d’insieme. Ma la realtà è un tutto unitario.

Vedere il tutto unitario è vedere la nostra particolare frammentazione del tempo. A quel punto non c’è più tempo. Né nascita né morte.

La malvagità dell'uomo

Siamo così abituati alla malvagità dell’uomo che ammiriamo molto quei santi e quei saggi che riescono a cancellare da sé la parte cattiva.
Ma l’apparenza inganna. Un uomo può anche decidere, con un grande sforzo, di essere prevalentemente buono, ma non può eliminare da sé la cattiveria. Ed ecco che essa salta sotto altri aspetti, per esempio nella violenza che il santo o il saggio devono esercitare su di sé.

Forse non tortureranno gli altri, ma tortureranno se stessi.

Jhana

Jhana è un picco emotivo, oltre che intellettuale. Quindi il potere delle emozioni.
Per noi la vita ha un senso per i sentimenti e le emozioni. Altrimenti siamo morti.

Ma che cosa c’è più labile di un sentimento, di un’emozione o di un pensiero? Eppure, per questo noi siamo.

Concentrarsi

Quando teniamo in mano un fiore, non dobbiamo stringerlo forte. Se lo stringiamo forte, lo roviniamo. Se lo stringiamo poco, cade.
Quando tendiamo un arco, se lo tendiamo troppo, si spezza. Se lo tendiamo troppo poco, la freccia non va lontano.

Lo stesso per la concentrazione; ci vuole la giusta via di mezzo e la giusta sensibilità.

Meditazione e religione

Caratteristica della meditazione è di essere completamente individuale, soggettiva. È questa la differenza rispetto alla religione, che è al contrario un’istituzione pubblica, una via collettiva e di massa; in essa l’individuo non conta nulla e, anzi, non deve esprimersi, non deve inventare nulla, non deve sperimentare nulla. Non è neppure necessario che creda; basta che si conformi. Il rapporto con la trascendenza viene mediato da una casta di sacerdoti-burocrati.

sabato 28 ottobre 2017

Quando muore un uomo

Sento parecchie battute scherzose sulla morte. Ma non si può scherzare sulla morte. Quando muore un individuo, muore un universo.

Il moto del respiro

Il respiro è sempre al centro della meditazione, così come della vita. Ed è sempre attivo, anche quando non ci pensiamo. E riflette tutti i nostri stati d’animo.

Si può rimanere consapevoli del respiro nel sottofondo anche quando si è consapevoli di altro. Come disse qualcuno, siamo come respiriamo.

Il cambiamento

Evoluzione è vita, fissità è morte.

Le differenze individuali

Le differenze tra individuo e individuo possono essere più profonde di quelle tra una specie e l’altra. Sotto apparenze simili si nascondono mondi e gradi di evoluzioni diversi.

Parlare di Dio

Credo in Dio?

Chiedimelo nel prossimo mondo perché, finché siamo in questo, non possiamo neppure pensare a Dio. Ignoriamo del tutto che cosa sia e proiettiamo su questa idea le nostre fantasie.

Pregare e meditare

Pregare è parlare, meditare è ascoltare.

Una doppia emigrazione

Sempre più spesso in Italia i giovani devono emigrare all’estero per trovare lavoro. E sempre più spesso certi malati gravi devono andare all’estero per trovare una fine dignitosa.

Insomma, emigrare per vivere ed emigrare per morire.

venerdì 27 ottobre 2017

Al di là del tempo

Il passato, lo sappiamo, è solo un ricordo attuale, il futuro è solo un’idea della mente. Ma anche il presente ci sfugge continuamente, perché quando lo pensiamo è già un attimo fuggito.
Quando perciò diciamo di concentrarci sull’attimo presente, non diciamo di fermare un attimo eterno, isolato e immobile. Diciamo di armonizzarci con un flusso continuamente mutante. È come scendere le rapide di un fiume.

Meglio ancora, diciamo di assumere una visione sintetica, l’unica che sia capace di andare al di là del tempo.
In fondo, il tempo è solo la misura della nostra incapacità di vedere il tutto.

La fede sciocca

La fede, intesa come fiducia sciocca e programmatica, può essere qualcosa di terribilmente negativo. Infatti, può farci dimenticare che il mondo è affidato a se stesso e che ci troviamo in un immenso esperimento in cui le cavie siamo purtroppo noi. L’esito di questo esperimento non è  stabilito una volta per tutte, dall’origine dei tempi. Ma dipende dalle nostre scelte e dalla nostra assunzione di responsabilità.

La fede, invece, ci rende talvolta irresponsabili. 

Relatività del bene

Abbiamo un bel parlare di valori positivi come bontà, carità, altruismo, perdono, compassione, ecc., ma senza un risveglio dell’interiorità, senza un’immersione nell’interiorità, senza una verifica personale, questi valori restano qualcosa di esterno che non è in grado di agire efficacemente e si trasformano in esibizioni, sforzi, buoni propositi del tutto velleitari o peggio in alibi.
Senza un’attenzione all’interiorità propria e altrui, non si capisce nulla di se stessi e degli altri e ci si muove, pur con le migliori intenzioni, come elefanti in un negozio di cristalleria, provocando più danni che benefici.
Eppure una simile consapevolezza non è presente nei libri sacri dell’umanità. Tutto cala dall’alto e resta lettera morta. Come le raccomandazioni dei genitori. “Siate buoni!” D’accordo. Ma come?
Che cos’è la bontà nella mutevoli situazioni della vita? Talvolta è il contrario di quanto ci immaginavamo.

Per far del bene a sé e agli altri, non sono possibili risposte automatiche né comandamenti programmati. In certe condizioni, far del bene è più deleterio che far del male.

giovedì 26 ottobre 2017

Fermare la mente

Il conteggio dei respiri da uno a dieci (o altro esercizio analogo) svolge tre funzioni. Segna il passaggio dell’attenzione dall’esterno all’interno, tranquillizza l’animo e concentra la mente fermando almeno per qualche secondo la sua attività compulsiva.
Rendiamoci contro di come di solito sia la nostra mente che conduce i giochi, non noi. La mente-scimmia salta instancabilmente da un ramo all’altro, sempre irrequieta, e ci trascina come una risacca cui non sappiamo opporci.
Cerchiamo, dopo un’espirazione, di concentrarci sulla pausa del respiro, senza pensieri. Come confermano i fisici, è il vuoto da cui nasce ogni cosa.
Ritornando al vuoto ritorniamo all’origine e vediamo le cose senza pensare in modo meccanico.
L’esercizio dura pochi secondi e può essere ripetuto più volte nella giornata.
Distratti da mille attività e da mille pensieri, oscuriamo, senza accorgercene, lo stato di chiarezza e di calma della mente.
Non c’è tempo da perdere. Noi ci illudiamo che le cose persistano. Ma il mondo e gli esseri viventi sono fatti per trascorrere presto e per assumere nuove configurazioni. Questo implacabile processo va avanti da solo, a meno che non si colga l’occasione per afferrarlo anche solo per un istante. Diceva Orazio:

Anche le parole che ora diciamo
Il tempo nella sua rapina
Ha già portato via

E nulla torna.

mercoledì 25 ottobre 2017

Stigmate

A Firenze, è stata scoperta una ragazza che sanguinava dal viso e dal palmo delle mani e, dopo lunghi esami, si è giunti alla diagnosi di ematidrosi, una malattia rara che provoca la rottura dei capillari.

In altri tempi, ne avrebbero fatta una santa e avrebbero detto che si trattava di stigmate, volute da Gesù. Oggi la si considera per quello che è: una malata.
Se la ragazza fosse furba, potrebbe fare una bella carriera religiosa e potrebbe attirare fedeli pronti a credere al miracolo.

L' "estasi filosofica"

Molti credono che la meditazione sia un’invenzione dell’Oriente. Ma non è così. Il brano che segue non è stato scritto da qualche maestro orientale, ma da un filosofo del nostro Rinascimento, il domenicano Tommaso Campanella (1568-1639), il quale cercò di conciliare religione e ragione naturale, arrivando a concepire un tipo di contemplazione che aveva lo scopo di far ritrovare all' uomo l'originario sensus abditus, quel «senso di sé» che la stessa attività mentale oscura di continuo.
        Diciamo però che solo in Oriente si è arrivati a fare di una simile meditazione non solo un insieme di tecniche ma anche la condizione indispensabile per l’illuminazione. Nel cristianesimo, invece, la meditazione non è fondamentale; per salvarsi basta credere – una religione per pigri che non porta mai a comprendere di persona le cose.

«Bisogna eleggere un luogo, nel quale non si sente strepito in alcuna maniera, all'oscuro o al barlume di un piccolo lume così dietro che non percuota negli occhi, o con occhi serrati. In un tempo quieto et quando l'uomo si senta spogliato d'ogni passione tanto del corpo quanto dell'animo. In quanto al corpo non senta né freddo né caldo, non senta in alcuna parte dolore, la testa scarica di catarro e da fumi del cibo et da qualsivoglia umore; il corpo non sia gravato di cibo, né abbia appetito né di mangiare né di bere, né di purgarsi, né di qualsivoglia cosa; stia in luogo posato nella maniera più comoda. L'animo sia spogliato d'ogni minima passione o pensiero, non sia occupato né da mestizia o dolore o allegrezza o timore o speranza, non pensieri amorosi o di cure famigliari o di cose proprie o d'altri; non di memoria di cose passate o di oggetti presenti; ma essendosi accomodato il corpo come sopra, deve mettersi là, et scacciar

dalla mente di mano in mano tutti i pensieri che gli cominciano a girar per la testa, et quando viene uno, subito scacciarlo, et quando ne viene un altro, subito anco lui scacciare insino che non ne venendo più, non si pensi a niente al tutto, e che si resti del tutto insensibile interiormente et esteriormente, et diventi immobile come se fussi una pianta o una pietra naturale.»

Oggi il cristianesimo è diventato una religione dell'azione sociale, dell'adesione fideistica e della sottomissione ad una Chiesa autoritaria. Ma non ha più niente e a che fare con meditazione e contemplazione. Il risultato è il crollo della spiritualità, ben visibile nella corruzione della Chiesa e del'intera società.

martedì 24 ottobre 2017

I venditori di illusioni

C’è sempre qualcuno che vuol venderti qualcosa.

Anche sul letto di morte, arriva un prete che, come un agente immobiliare o un agente di viaggi, vuole venderti il suo paradiso.

L'età dell'ansia

Ansia, dal latino tardo anxia che deriva dal verbo angere, stringere.
Freud diceva che “l’atto della nascita è la prima esperienza d’ansia e quindi la fonte e il prototipo della sensazione d’ansia.” E il teologo William Ralph Inge diceva che “l’ansia è l’interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.”

Il fatto è che il disastro è il nostro destino ultimo: lo sentiamo tutti.

I naufraghi

Quando rievochiamo il passato alla ricerca di insegnamenti o di semplici ricordi, in realtà lo deformiamo. Anche noi siamo dei testimoni inaffidabili.
Quanto al futuro, l’unica cosa sicura è che non sarà mai come lo avevamo immaginato.
Allora a che cosa possiamo afferrarci? A quale zattera possiamo attaccarci?
In realtà non possiamo che naufragare.

Alla fine lasceremo ogni appiglio e ci lanceremo nell’abisso.

IL valore del silenzio

Tutta questa gente che ama tanto il rumore e il chiasso non può capire la bellezza del silenzio; è talmente alienata che sente il fastidio del silenzio, perché nel silenzio è sola con se stessa. Per loro la festa è far rumore; perfino ai funerali applaudono.
Non conoscono il valore del silenzio, non vogliono stare un momento a meditare da soli.
A loro si confà la religione dei suoni, delle parole e delle immagini. Il loro Dio è il Dio del Verbo, non il Dio del silenzio.

Ma la scienza stessa ci dice all’inizio c’è un grande Vuoto. E quindi non andranno mai a fondo. Non capiranno mai che cosa ci sia all’Origine di tutto.

La guerra dei ricchi

Ormai, è il più ricco che vuole staccarsi dal più povero: non vuole più sostenere il povero e il debole, non vuole più essere solidale, non vuole più che una parte delle sue tasse vada a favore dei più deboli. Vuole trattenersi tutto per sé – e gi altri vadano in malora!
Lo vediamo non solo a livello sociale e di tassazione, ma anche a livello di regioni. Le regioni più ricche in varie nazioni non vogliono più accollarsi il peso di quelle più povere.
È la vittoria dell’egoismo, la dissoluzione degli Stati, la conclusione della lunga lotta tra ricchi e poveri, la fine di ogni idea di solidarietà. Il ricco vuole tutto per sé; neppure più le briciole vuole lasciare al povero.

Ha vinto il calvinismo. Sentiamo che il povero ha fatto qualcosa di grave per cui si è meritato la povertà. È un reprobo da scacciare.

lunedì 23 ottobre 2017

I danni della cultura cattolica

Prima un gruppo di senatori, adesso già 27 sindaci, lanciano appelli per approvare subito la legge sul biotestamento, qualcosa di minimo che hanno già tutti i paesi civili.
Ma, allora, chi si oppone a questa legge che fa parte dei diritti fondamentali dell’uomo?
Ovviamente, la cultura cattolica che si è sempre opposta a qualsiasi diritto civile.

Uno dei tanti danni che questa cultura reazionaria provoca al nostro paese.

Le autorità

«Se volete scoprire la verità, quando incontrate sulla vostra strada il Buddha, uccidete il Buddha» diceva Lin-chi. Questo pensiero riguarda tutti i maestri e tutte le autorità. Se fino a un certo punto possono essere utili per indicarci la Via, da quel punto in poi rappresentano un ostacolo. E dobbiamo fame a meno.
La mèta è costituita proprio dalla liberazione, che non può essere raggiunta finché restiamo attaccati a qualche guida. Anche i "liberatori", alla fine, devono essere messi da parte. Altrimenti, come. dice lo. Zen, saremo soltanto «una misera impronta di una misera impronta».
Pur nel rispetto delle grandi guide spirituali, dobbiamo "ucciderle" psicologicamente dentro di noi se vogliamo crescere. Non c'è altra via per maturare.
Esaminiamo interiormente quale sia l’influsso attuale di genitori, di educatori, di maestri, di religiosi e di guide varie, e domandiamoci se siamo in grado di procedere senza di loro, con le nostre gambe. Avremo così una valutazione del nostro grado di emancipazione. .

Non saremo mai noi stessi finché dipenderemo dagli altri per le nostre scelte fondamentali.

A proposito di maestri

“Non sforzarti di seguire le orme dei maestri: cerca ciò che essi cercavano” diceva il maestro zen Ma-tzu.  Anche perché, a forza di  venerare i maestri, non si impara più niente. E gli stessi maestri finiscono per diventare seguaci dei loro seguaci.  Insomma, una finzione generale.

Rinascere, dove?

Tutti vorremmo rinascere in qualche bel paradiso o, come credono in Oriente, nel mondo degli dei.
Ma la vera liberazione non è questa. Questa sarebbe soltanto un’altra forma di vita.

La vera liberazione è la fine della prigionia della mente che ci porta a vedere cose irreali e illusioni… fra cui quella che ci siano vite prive di sofferenza, di divenire e di morte.

domenica 22 ottobre 2017

L'ultimo istante

In nome delle religioni si possono commettere incredibili soprusi. Si pensi alla penosa situazione di chi sta per morire e cerca di vincere la paura e l’angoscia, e si vede arrivare un prete che gli parla di salvezza o di perdizione eterne.
Questo spiega certe conversioni dell’ultimo istante.
Anche sul letto di morte c’è sempre qualcuno che vuol venderti qualcosa, che vuol convincerti di qualcosa, che compie su di te un’astuta ma perversa violenza.
Siamo al ragionamento pascaliano. Credendo, hai poco da perdere e molto da guadagnare. Una mentalità utilitaristica, da furbi scommettitori.
Ma gli ipocriti scommettitori sono inautentici e non possono che ingannare se stessi. E, se non sei te stesso, chi lo sarà per te?

“Vivo per essere me stesso” diceva Giuseppe Prezzolini. Questo è il nostro compito, non essere un sottomesso adoratore di qualche Signore dell’universo.

Lo sviluppo della meditazione

Il grande merito dell’Oriente è di aver gettato le basi, teoriche e pratiche, della meditazione. Nelle Upanisad, per esempio, si afferma che il punto più profondo del sé individuale coincide con il Sé universale. E nello yoga, nell’induismo e nel buddhismo sono presenti precise tecniche di meditazione.

Ma, se queste sono le origini storiche, oggi la meditazione è appannaggio di tutto il mondo e si è incontrata con la cultura occidentale, cui è passato l’onere e l’onore di continuarne lo sviluppo, utilizzando ogni scoperta scientifica. Insomma, siamo solo agli inizi.

Un popolo in ginocchio

L’idea che la salvezza debba venire solo dall’alto  – da un salvatore divino, dall’uomo della provvidenza, da qualche altro paese, dagli extraterrestri o da Dio – insomma sempre da qualcuno di esterno, idea alimentata dalla Chiesa cattolica, è proprio ciò che fa degli italiani non un popolo di cittadini, orgogliosi di esserlo e fiduciosi nelle proprie possibilità, ma un popolo di sudditi, sempre in ginocchio di fronte ai potenti e ai prepotenti.

sabato 21 ottobre 2017

L'oasi di autenticità

Le motivazioni per meditare possono essere le più varie, ma, all’inizio, limitiamoci alla più semplice: trovare un’oasi di pace in mezzo alle frenetiche attività della vita e della mente. Nessuno vuole che pensiamo con la nostra testa e che siamo noi stessi: né i genitori, né i potenti di questo mondo, né i preti, né Dio.
Questa autonomia deve essere conquistata a duro prezzo.
A questo obiettivo sono rivolti i nostri sforzi di meditanti: non essere servi ubbidienti di qualche “signore” che possa premiarci o punirci secondo la sua volontà. Ma creare dentro di noi un luogo sempre accessibile in cui essere noi stessi, in cui non dover dipendere dal beneplacito di qualcuno e in cui essere noi stessi.

Lì possiamo ritirarci anche quando tutto ci va male, anche quando il mondo ci è contro.

Gli automi umani

È vero che siamo tutti interdipendenti, è vero che siamo tutti collage di altre persone. Ma, dal momento che ne siamo consapevoli, incominciamo a plasmare noi stessi, a creare la nostra unicità.
Dobbiamo però lavorarci su.  Sena consapevolezza siamo solo automi eterodiretti, replicanti.

No la delega agli altri della nostra vita, del nostro essere.

Gli antievoluzionisti

Molte persone religiose respingono l’idea che siamo nati dalle scimmie. Per loro, siamo stati creati direttamente da qualche dio.
Ma perché ritenere che nascere dalle scimmie sia meno nobile che nascere dalla polvere, così come è scritto nella Bibbia? “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo…”

Noi crediamo di essere uomini moderni. Ma l’uomo con la clava è ancora presente.

venerdì 20 ottobre 2017

L'autonomia: la posta in gioco

Il lupo perde il pelo ma non il vizio: l’autonomia propugnata dalla Lega è solo un sistema più subdolo per la secessione (qualche leghista lo dice sottovoce).
Tutti ovviamente amano l’autonomia. Ma non dobbiamo dimenticare che ognuno di noi è interdipendente e non potrà mai essere completamente autonomo. Si tratta dunque di stabilire qual è il perimetro della nostra comunità.
Ancora una volta parliamo di egoismo e di avidità. Se io dico che la mia comunità è uno Stato, allora sarà giusto che qualche Regione dia più delle altre. Se dico che la mia comunità è una Regione, allora sentirò come un sopruso pagare troppe tasse allo Stato.
Se la mia comunità è solo il paesello o la famiglia, allora sia lo Stato sia la Regione mi sembreranno degli sfruttatori. Perfino in una famiglia, se chi lavora volesse tenersi per sé tutti i guadagni, la famiglia non ci sarebbe più. Ripeto: qual è il perimetro della nostra comunità?
La questione delle tasse è seria: coincide con il perimetro della nostra coscienza.
È inevitabile che questo referendum sull’autonomia venga dalla Lega, che ha sempre disconosciuto la comunità più ampia: l’Italia. Per loro esiste solo il paesello.
Ma è incredibile che le altre forze politiche accettino questo referendum, senza capire la posta in gioco.

È vero che c’è un problema di misura di queste tasse. Ma, ormai, sono le Regioni che esigono più imposte. Ed essere autonomi significa pagare di più.

Ricchezza e povertà

Come nascono le ricorrenti crisi del capitalismo? Già Karl Marx aveva dato una sua spiegazione in cui sosteneva che erano ineliminabili. Ma non c’ bisogno di ricorrere a complicate analisi economiche. Basta osservare che il nostro sistema economico è basato dall’avidità. Ora, com’è possibile che un sistema basato sull’avidità non entri periodicamente in crisi?
È vero che l’imprenditore dà lavoro ad un certo numero di persone, ma, se il suo scopo è arricchirsi il più possibile, alla fine dovrà sfruttare tutti e tutto. Il denaro è limitato: se io ne accumulo una certa quantità, dovrò toglierlo a tanti.
Avidità significa che pochi si arricchiscono a spese di molti. Più aumenta la ricchezza di pochi, più aumenta la povertà di molti. È quello che avviene attualmente.
Non ci vuol molto a capire che l’arricchimento avido di pochi sarà pagato dall’impoverimento di tanti.
Se dunque il problema sono l’avidità e l’egoismo individuali, non si può produrre una società equa: sarà sempre iniqua. Nell’istinto dell’avidità c’è l’accumulo egocentrico di denaro sottratto alla società stessa.
Sarebbe diverso se l’imprenditore fosse un illuminato che intende ridistribuire la propria ricchezza. Ma sono come le mosche bianche. I più sono egoisti avidi che tutt’al più fanno un po’ di beneficenza per avere di sé un’immagine più positiva.
Il denaro compra tutto, anche la coscienza.

Ogni problema umano si riduce sempre a questo: essere capaci di avere o meno una consapevolezza di ciò che si fa e si è. Ma, per coltivare questa consapevolezza, ci vuole riflessione, meditazione e capacità di vedere se stessi nel mondo e anche oltre. Ci vuole una visione d’insieme e una saggezza che nelle nostre società dell’egoismo pochi coltivano.

giovedì 19 ottobre 2017

L'attenzione come carità

L’attenzione è una forma di carità. Talvolta c’è più carità nell’ascoltare qualcuno che nel dargli qualche moneta.

Ma il massimo dell’attenzione è ascoltare se stessi.

Meditazione autocritica

Mi ricordo che tempo fa scoppiò una rissa presso il Santo Sepolcro di Gerusalemme. I monaci si picchiavano fra di loro per il controllo del luogo. E non era uno scontro fra credenti di religioni diverse, ma tra credenti di diverse confessioni cristiane. Era la conferma che affidare la pace ai religiosi è un’impresa disperata.
E non perché i religiosi non vogliano la pace, ma perché non sono educati a riconoscere e ad affrontare la guerra, l’odio, l’invidia, l’ira, l’aggressività e la competitività dentro di loro.
Infatti, non è possibile costruire la pace nel mondo se non si costruisce la pace in se stessi. E non è possibile costruire la pace in se stessi se non ci si sottopone a una lunga ed approfondita meditazione autocritica.

Ma chi insegna ai religiosi - e agli uomini - a conoscere se stessi? Non certo una fede.

L'arte immaginaria

La vita è una specie di sogno, nel senso che non ha consistenza e svanisce presto.  Ma, allora, il sogno notturno – che ha minore consistenza e dura ancora di meno - che cos’è?
Un sogno nel sogno. È sempre la nostra mente che crea una realtà immaginaria.

“Il sogno è un’arte poetica immaginaria” diceva G. P. Richter.

L'immortalità dell'anima

Morto? O diversamente vivo?
Se credete all’immortalità dell’anima…

Ma sarà meglio o sarà peggio?

La politica delle barzellette

Incominciano a circolare barzellette oscene… Sì, Berlusconi è rientrato in politica…
Tutto che si ripete. Stavolta ci promette di toglierci la tassa sulle auto.

E gli italioti? Hanno appena respinto una riforma costituzionale che avrebbe portato un po’ di aria nuova per rivivere sempre le stesse cose.

mercoledì 18 ottobre 2017

IL nemico delle donne

Secondo la Bibbia, Dio se ne stava tutto solo e si annoiava a morte. Allora decise di crearsi un diversivo, e creò l’uomo e il paradiso terrestre. Ma anche l’uomo si annoiava, perché cosa si può fare in un paradiso se non annoiarsi? Così creò la donna.
A questo punto la noia finì, e incominciarono i guai. Perché la donna aveva un’intelligenza serpentina. E stimolava l’uomo a cercare i frutti dell’albero della conoscenza. E, con questa conoscenza, la coppia si avvicinò all’albero della vita, piantato in mezzo al paradiso.
Dio si prese una gran paura, perché con i frutti di quell’albero i due sarebbero diventati “come dei”. Allora li sbatté fuori dal paradiso terrestre.
Per impedire agli esseri umani di conoscere la verità, creò ogni genere di ostacolo e di sofferenza. Furono creati il lavoro, la gravidanza pericolosa e dolorosa, la malattia e la morte. “Vediamo un po’” si disse “se riusciranno ancora a pensare con la loro testa.

Da quel momento le religioni hanno il terrore delle donne portatrici di conoscenza. E le perseguitano. Tuttavia…

La fede e le montagne

La fede religiosa non solo non smuove nessuna montagna, ma crea ostacoli enormi come le montagne, perché impedisce di vedere la realtà sovrapponendovi miti e credenze.

Le fedi e i miti possono essere delle prigioni. Come diceva Nietzsche, talvolta sono dei nemici della verità più pericolosi delle bugie.

Il mito dell'immacolata concezione

Che cos’è questo mito se non un’offesa al concepimento naturale?
Come se la concezione naturale fosse qualcosa di sporco, qualcosa di indegno di un essere divino.
A questo conducono le credenze religiose: a disprezzare la natura – quella stessa natura che sarebbe opera di Dio.
Mentre il paganesimo divinizzava i fenomeni naturali, vedendovi sotto una divinità, il cristianesimo , con il suo senso del peccato, esprimeva ed esprime l’odio verso la natura.

Il risultato è sotto i nostri occhi, con la distruzione dell’ambiente naturale. Altro che difesa della vita!

martedì 17 ottobre 2017

Lo morte del divino

Il più grande misfatto del cristianesimo è aver ridotto Dio a dimensione umana. Ciò che per il cristiano è una grande fede, l’avvicinamento di Dio all’uomo, per l’osservatore imparziale è la distruzione del senso della trascendenza.
Infatti, nel cristianesimo non è vi è più una vera ricerca teologica. Ci si è fermati a san Tommaso e a sant’Agostino.
Paradossalmente, sono i cristiani che hanno portato a morte l’idea di Dio, di ciò che Derrida chiamava “il divino non ancora corrotto da Dio”.

C’è voluto il ritorno dell’Oriente per capire che di Dio si possono avere ben altre idee.

L'antica e l'attuale Roma

Com’è possibile che un popolo distintosi nell’antichità per il senso dello Stato, per le virtù militari e per le capacità organizzative, un popolo che ha conquistato immensi territori tra Europa, Asia e Africa, che ha costruito un impero e che lasciato opere grandiose che ammiriamo ancora oggi, si sia ridotto in breve tempo in un popolo di confusionari, di cialtroni e di rammolliti incapaci di contrastare le orde barbariche?
La risposta sta nella diffusione del cristianesimo che da sempre ha negato il senso dello Stato, la fierezza e le virtù civiche sostituendole con la sottomissione alla Chiesa e con virtù come la fede, l’umiltà, il perdono, la carità, il senso del peccato e compagnia cantando.
Dopo duemila anni, eccoci qua, da romani a cristiani. Un popolo imbelle, corrotto, servile, senza identità.

Questa religione ha sgretolato il senso dello Stato e ci ha portati ad essere quel mediocre popolo che siamo, sempre alla ricerca di un padrone cui sottomettersi. Come disse Nietzsche, il cristianesimo fu “il vampiro dell’impero romano”.

lunedì 16 ottobre 2017

Il potere della religione

Da tempo immemorabile, il subdolo gioco delle religioni è sempre lo stesso. Esiste un Dio che stabilisce certe leggi ed esiste una classe sacerdotale che ne è l’interprete e la mediatrice. È così che nasce il potere delle religioni.
A questo punto, il gioco è fatto. Se vuoi qualcosa da Dio, devi ricorrere al sacerdote.
In India, ai tempi dei brahmani, i sacerdoti sostenevano che, senza la loro mediazione, i riti e le preghiere umane non avevano alcun valore. In Italia, la Chiesa cattolica ha inculcato le stesse convinzioni.
Ma perché Dio avrebbe bisogno di una classe di interpreti? Non è capace di esprimersi? E perché l’uomo non potrebbe rivolgersi direttamente a Dio?
O sono i sacerdoti che hanno bisogno di un tale Dio per affermare il proprio potere?
È così che nasce, fra l’altro, la società gerarchica e burocratica che noi italiani conosciamo tanto bene.
Il potere della Chiesa nasce dalla rinuncia del singolo alla propria autonomia di giudizio e dalla sfiducia nella propria capacità di comunicare con il divino. Dio è sentito lontano, come i monarchi antichi, e occorre ricorrere ai buoni uffici di tanti cortigiani e burocrati per essere ascoltati. Mettetevi in fila e dotatevi di congrue offerte per ungere le ruote.

domenica 15 ottobre 2017

Un mondo di sogni

Fra guardare la tv, il cinema o leggere un romanzo e fantasticare a occhi aperti c’è un’unica differenza. Che le fantasticherie televisive provengono dall’esterno, cioè dalle menti degli autori, mentre le fantasticherie mentali provengono da noi stessi.
Le prime sono più comode perché non dobbiamo neppure fare il minimo sforzo inventivo.
Il risultato è che passiamo gran parte della nostra vita in preda a fantasticherie mentali, e la realtà non sappiamo neppure che cosa sia.

Viviamo sognando e moriamo sognando.

IL mito di Gesù

Noi non possiamo sapere quale sia stata la vera storia di Gesù né quale sia stato il suo vero pensiero. Le sue parole e le storie sulla sua vita, infatti, circolarono per quaranta-settanta anni in forma orale, e chi mise insieme alla fine i Vangeli non poteva sapere quale fosse la verità. Di conseguenza, nei Vangeli penetrarono interpretazioni, manipolazioni, censure e invenzioni di ogni genere.
Ciò che i fedeli credono è dunque una costruzione mitologica.

Borges diceva a ragione  che “la teologia è un ramo della letteratura fantastica.”

Il "dono della fede"

La fede è un dono se è credere in qualcosa di vero. Ma se è credere in qualcosa di falso è una iattura che vi rovina la vita, perché vi allontana dalla realtà.

Anche il terrorista che uccide e si uccide lo fa per una fede. Ma voi direste che è una fede vera, un dono?

Lo specifico religioso

Molti ritengono che essere religiosi significhi amare il prossimo. Ma che cosa significa amare il prossimo?

Limitarsi a dargli un tozzo di pane o aiutalo a sviluppare una maggior consapevolezza?

sabato 14 ottobre 2017

Referendum sull'autonomia

I cittadini lombardi stanno ricevendo lettere dalla Regione Lombardia con cui li si invita a partecipare al referendum consultivo del 22 ottobre. Qui si legge che “il quesito referendario riguarda l’attribuzione di condizioni particolari di autonomia, e relative risorse, in considerazione della specialità della Lombardia”.
Chissà quale sarà questa “specialità”: l’ossobuco, il barbera?
Se fosse così, anche le altre regioni avrebbero il diritto di farsi il loro referendum. Sono tutte speciali e hanno tutte specialità.
Ma forse ci si riferisce al fatto che la Lombardia è più ricca di altre regioni e quindi paga più tasse. È un po’ il discorso della Catalogna.
Oggi, la rivoluzione la fanno i ricchi, che non vogliono più sostenere i poveri e pretendono la loro autonomia –cioè vogliono tenersi i loro soldi. Chiudersi nel proprio orticello e tanti saluti agli altri.

Ma, in tal caso, la nazione non esiste più.

L'apocalisse prossima ventura

Non solo i testi religiosi di ogni tempo e di ogni religione, ma anche tante opere moderne sono piene di fantasie apocalittiche.
L’umanità sa di essere precaria e che nessuno le garantisce la sopravvivenza; anzi, basterebbe poco a spazzarla via.
Ma, in verità, non vedo la differenza tra morire tutti insieme e morire uno alla volta.
Ognuno ha la sua apocalisse assicurata.

Quando il tuo corpo si sfascia, che cos’è se non la tua apocalisse?

L'utilità della morte

E noi che pensavamo che la morte fosse una maledizione divina. E, invece, è il meccanismo fondamentale dell’evoluzione. Il seme che non muore non può dare frutto, si dice nei Vangeli.

Senza la morte non ci sarebbe vita e non ci sarebbe possibilità di cambiamento.

Il senso de silenzio

Sappiamo bene che il silenzio può avere vari significati. Ci sono silenzi per respingere e silenzi per acconsentire, silenzi per dire no e silenzi per dire sì, silenzi per prendere tempo e silenzi tombali, silenzi che promettono e silenzi che chiudono ogni discorso. Ci sono poi silenzi indispensabili quando non ci sono le parole per dirlo. E silenzi indispensabili tra una parola e l'altra, tra una nota e l'altra.
E, comunque, come è scritto in un monostico di Menandro, “il silenzio per il saggio è una risposta.”

Anche perché, che parlando ci si intenda, questo non è mai garantito.

venerdì 13 ottobre 2017

Le immagini paterne

Un padre veramente evoluto, intelligente, sensibile, attento e che ti vuole bene, sa che ad un certo punto deve ritirarsi per lasciare spazio al figlio. “Io ti ho messo al mondo. Ma ora la vita è tua, e tu devi camminare con le tue gambe. Io mi tolgo di mezzo.”
Il padre si fa da parte. E il figlio può essere finalmente se stesso.
Purtroppo, sono pochi i padri e le madri capaci di comportarsi così. I più pretendono ancora di dirigere la vita dei figli e pretendono ubbidienza.
Bastano queste semplici riflessioni per delineare immagini diverse di ciò che noi chiamiamo “il Padre-eterno.” Ci sono varie sensibilità e interpretazioni. E ognuno può dare la sua. Ma dalle religioni del passato ci viene un’unica immagine: quella di un Dio autoritario e impiccione, che richiede ubbidienza e che non si decide a farsi da parte.
Sono le religioni, con i loro dogmi, le loro tradizioni e la loro intolleranza, che impediscono un’evoluzione dell’idea di Dio. E infatti la loro immagine di famiglia patriarcale è sempre la stessa da millenni.
Ostacolano l’evoluzione dell’idea di Dio e l’evoluzione della società.

La cosa peggiore di vivere sotto una dittatura è vivere sotto una dittatura clericale. E, in effetti, non esiste dittatura che non si appoggi a qualche religione. “lo vuole Dio!” E come ci si può opporre a ciò che vuole Dio – a quella certa immagine di Dio, sempre arbitraria?

giovedì 12 ottobre 2017

Catalogna

Questo voler essere uno staterello indipendente è la mania di certe comunità. Ma, in un’Europa unita, non ha nessun senso. È la ricerca di una identità per persone che non hanno altra identità. Poca cosa.
Se poi è la ricerca dei paesi ricchi di staccarsi dai paesi poveri, peggio ancora.

Anziché cercare di identificarci in uno Stato, dis-identifichiamoci da tutti i nazionalismi. Siamo cittadini del mondo!

Occhi impuri

“Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavatelo!” Gesù ragiona come il dentista che dice: “Se un dente ti fa male, cavatelo!”
Ma non è la stessa cosa, perché, anche se cavandoti il dente il dolore sparisce, cavandoti l’occhio il desiderio rimane.

No, Gesù non era un fine psicologo. Non ci ha nemmeno mai spiegato come si faccia ad amare i propri nemici.

Sepolcri imbiancati

Nessuno se la prenderebbe tanto con il clero e i clericali se non avessero l’abitudine di far la morale agli altri.
Infatti, quando si scopre che sono i primi a contravvenire ai valori che sbandierano, viene inevitabile dire: “Da che pulpito viene la predica!”
Gesù, che viveva in mezzo agli ipocriti, li paragonava ai sepolcri imbiancati che fuori sembrano belli ma dentro contengono marciume.

Purtroppo, se ne trovano tanti esempi proprio nella religione che sfrutta il suo nome.

Nessuno tocchi Caino

“Nessuno tocchi Caino” ingiunge il Dio della Bibbia. Un gran brutto insegnamento. Il che dimostra che i cosiddetti “libri sacri” spesso veicolano idee completamente sbagliate e diseducative.
A forza di non toccare Caino, questi tipi si moltiplicano, prosperano e impongono il loro potere a interi paesi.
A quel punto, per liberarsi dei vari Caini, bisogna distruggere il paese.

Toccatelo Caino, possibilmente prima che arrivi al potere. 

Le tentazioni del potere

La libidine del potere si trasforma con facilità nella libidine al potere. È per questo motivo che molti dei potenti, in politica o nelle varie attività produttive, diventano individui assetati di sesso e costringono le donne a sottostare ai loro voleri.

L’uomo cerca il potere per due motivi: per arricchirsi e per soddisfare la propria libidine. Dunque, prima di eleggere qualcuno a posti di responsabilità, domandatevi: “Saprà resistere alla tentazione?”

mercoledì 11 ottobre 2017

La paura della morte

La paura della morte nasce dalla paura di perdere ciò cui siamo più attaccati… noi stessi, il nostro stesso essere, il nostro io, la nostra coscienza… tutte cose che in realtà non sono affatto nostre, perché ce le siamo ritrovate.
Prepararsi a morire è dunque prepararsi a distaccarsi… da tutto, anche da noi stessi.
Ma se perdiamo noi stessi, non è la fine di tutto?
Eppure, nelle nostre migliori situazioni (l’amore, il sesso, la felicità, la concentrazione, l’addormentarsi… non perdiamo il controllo ossessivo di noi stessi?
La paura della morte è legata all’ossessione dell’io.

Si può dire che la fortuna delle religioni nasca dal fatto che tutte promettono una vita nell’aldilà, così da non perdere la nostra più preziosa proprietà: noi stessi, la nostra identità. Tanta fatica per costruirci, per crescere, per imparare, per possedere, per identificarci… e poi dobbiamo perdere tutto in un istante!
Ma forse questa perdita è la massima conquista. Perché l’io non è che un limite, una barriera, una difesa, un confine, qualcosa che ci separa e ci isola.
Ma, se perdiamo questo confine, non cadiamo nell’indifferenziato?
Oppure è un allargamento, un’espansione?
Quando sei felice, quando godi, quando mediti, in effetti non pensi più a te stesso. Perdi te stesso. È così dolorosa quella perdita? Non è un’espansione?
Non puoi espandere te stesso se non abbandoni qualcosa, Non puoi diventare adulto se non abbandoni l’infanzia. Non è dunque una perdita, ma una crescita.

Quando provi gioia, piacere, felicità, ti espandi, e il tuo essere si rilassa, si allarga, supera i precedenti limiti, si dimentica delle barriere dell’io. Quando invece provi dolore e sofferenza, ti restringi, ti ripieghi su te stesso, ti comprimi. Amare o aiutare gli altri è una maniera per dimenticare se stessi e le proprie preoccupazioni. Anche meditare. Ricordatene quando cerchi di essere felice.

Tuttavia, se cerchi la felicità, troverai anche il dolore. Non devi dimenticarlo. Perché la realtà è dialettica.

Solo se vai al di là di felicità-dolore, di bene-male, ecc., potrai trovare qualcosa di stabile. Qui si entra nel campo della trascendenza, qui si acquisisce la visione divina - dove la morte è come cambiare veste.