La paura della morte
nasce dalla paura di perdere ciò cui siamo più attaccati… noi stessi, il nostro
stesso essere, il nostro io, la nostra coscienza… tutte cose che in realtà non
sono affatto nostre, perché ce le
siamo ritrovate.
Prepararsi a morire
è dunque prepararsi a distaccarsi… da tutto, anche da noi stessi.
Ma se perdiamo noi
stessi, non è la fine di tutto?
Eppure, nelle nostre
migliori situazioni (l’amore, il sesso, la felicità, la concentrazione,
l’addormentarsi… non perdiamo il controllo ossessivo di noi stessi?
La paura della morte
è legata all’ossessione dell’io.
Si può dire che la
fortuna delle religioni nasca dal fatto che tutte promettono una vita
nell’aldilà, così da non perdere la nostra più preziosa proprietà: noi stessi,
la nostra identità. Tanta fatica per costruirci, per crescere, per imparare,
per possedere, per identificarci… e poi dobbiamo perdere tutto in un istante!
Ma forse questa
perdita è la massima conquista. Perché l’io non è che un limite, una barriera,
una difesa, un confine, qualcosa che ci separa e ci isola.
Ma, se perdiamo
questo confine, non cadiamo nell’indifferenziato?
Oppure è un
allargamento, un’espansione?
Quando sei felice,
quando godi, quando mediti, in effetti non pensi più a te stesso. Perdi te
stesso. È così dolorosa quella perdita? Non è un’espansione?
Non puoi espandere te
stesso se non abbandoni qualcosa, Non puoi diventare adulto se non abbandoni
l’infanzia. Non è dunque una perdita, ma una crescita.
Quando provi gioia,
piacere, felicità, ti espandi, e il tuo essere si rilassa, si allarga, supera i
precedenti limiti, si dimentica delle barriere dell’io. Quando invece provi
dolore e sofferenza, ti restringi, ti ripieghi su te stesso, ti comprimi. Amare
o aiutare gli altri è una maniera per dimenticare se stessi e le proprie
preoccupazioni. Anche meditare. Ricordatene quando cerchi di essere felice.
Tuttavia, se cerchi
la felicità, troverai anche il dolore. Non devi dimenticarlo. Perché la realtà
è dialettica.
Solo se vai al di là
di felicità-dolore, di bene-male, ecc., potrai trovare qualcosa di stabile. Qui
si entra nel campo della trascendenza, qui si acquisisce la visione divina -
dove la morte è come cambiare veste.