In pochi istanti, la terra trema e vengono giù case, templi e pezzi di
montagna. Gli uomini e gli altri esseri viventi vengono travolti, feriti e
uccisi. La Terra si è formata così, a colpi di terremoti e di meteoriti, nella
più completa indifferenza verso chi sta sotto. A dimostrazione che al fondo ci
sarà magari un “disegno intelligente” ma non certamente mite e misericordioso.
È la violenza che presiede al tutto.
Il Buddha nacque proprio nel paese che oggi chiamiamo Nepal. Era figlio
di un uomo ricco e passò l’infanzia e la giovinezza tra gli agi. Si sposò ed
ebbe un figlio. Ma un giorno uscì dal palazzo e si accorse che la gente non se
la passava bene: c’erano malati, vecchi e morti. Non so se pensò anche ai
terremoti, ai tifoni, alle alluvioni, alle epidemie, alla siccità e alle altre
delizie della natura. Ma da uomo intelligente capì subito che non ci si poteva
liberare da questo macello se non liberandosi dell’intero processo di nascita e
di morte.
Noi invece ci illudiamo che sia possibile trovare un’esistenza solo
felice. Come se le calamità naturali potessero essere eliminate. Ma non è così.
Ci saranno sempre lutti e rovine, provocate dalla natura e/o dall’uomo (che non
a caso ne è un prodotto).
L’unica cosa che possiamo fare è non illuderci, guardare in faccia la
realtà, scoprire come funzionano le cose, come funziona la mente umana, farci
una filosofia per riuscire a sopportare le sventure e lavorare per cambiare noi
stessi, in modo da limitare i danni in questa esistenza e da non ricadere più
nel vecchio errore… di voler rivivere.
Ognuno dovrebbe arrivare alla fine della vita con questa convinzione: “Ne
ho avuto abbastanza. Non vorrei più ritornarci. Spero di passare a qualche
altro stato… migliore di questo”.
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