sabato 2 maggio 2015

Nepal

In pochi istanti, la terra trema e vengono giù case, templi e pezzi di montagna. Gli uomini e gli altri esseri viventi vengono travolti, feriti e uccisi. La Terra si è formata così, a colpi di terremoti e di meteoriti, nella più completa indifferenza verso chi sta sotto. A dimostrazione che al fondo ci sarà magari un “disegno intelligente” ma non certamente mite e misericordioso. È la violenza che presiede al tutto.
Il Buddha nacque proprio nel paese che oggi chiamiamo Nepal. Era figlio di un uomo ricco e passò l’infanzia e la giovinezza tra gli agi. Si sposò ed ebbe un figlio. Ma un giorno uscì dal palazzo e si accorse che la gente non se la passava bene: c’erano malati, vecchi e morti. Non so se pensò anche ai terremoti, ai tifoni, alle alluvioni, alle epidemie, alla siccità e alle altre delizie della natura. Ma da uomo intelligente capì subito che non ci si poteva liberare da questo macello se non liberandosi dell’intero processo di nascita e di morte.
Noi invece ci illudiamo che sia possibile trovare un’esistenza solo felice. Come se le calamità naturali potessero essere eliminate. Ma non è così. Ci saranno sempre lutti e rovine, provocate dalla natura e/o dall’uomo (che non a caso ne è un prodotto).
L’unica cosa che possiamo fare è non illuderci, guardare in faccia la realtà, scoprire come funzionano le cose, come funziona la mente umana, farci una filosofia per riuscire a sopportare le sventure e lavorare per cambiare noi stessi, in modo da limitare i danni in questa esistenza e da non ricadere più nel vecchio errore… di voler rivivere.
Ognuno dovrebbe arrivare alla fine della vita con questa convinzione: “Ne ho avuto abbastanza. Non vorrei più ritornarci. Spero di passare a qualche altro stato… migliore di questo”.


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