sabato 16 maggio 2015

Dimorare nella mente

In meditazione ci si può focalizzare su qualsiasi cosa, su qualsiasi esperienza, materiale o immateriale. Ma l’oggetto migliore resta la mente stessa.
Concentriamoci per esempio su pensieri, immagini, forme, emozioni… Dove avvengono? Nel cervello o fuori? E che consistenza hanno? Impulsi elettrici, cambiamenti chimici… che altro?
Noi utilizziamo ad ogni istante la mente, ma non sappiamo che cosa sia. Che cos’è un pensiero? Che cos’è un’emozione? Che cos’è la coscienza? Che cos’è uno stato d’animo?
Sappiamo che sono stati che vanno e vengono continuamente “dentro” di noi, e supponiamo che siano una risposta ad eventi “esterni”. Esprimono tutta la nostra esperienza. Ma in realtà hanno poco di solido. Se un’immagine sembra prevenire dall’esterno, un’emozione è un prodotto nostro, è un’elaborazione interna.
Anche la distinzione fra dentro e fuori è incerta. Ci dicono che qualcosa avviene là fuori e poi si riflette nel nostro cervello. Però non abbiamo la possibilità di ricevere questi impulsi e quindi di apprendere la realtà esterna se non passiamo attraverso il cervello. Dunque, ogni cosa percepita è in effetti nel nostro cervello.
Ora, il cervello sembra l’organo fisico in cui si ricevono e si elaborano queste informazioni. Ma noi non percepiamo il cervello, non distinguiamo la zona o la sinapsi cerebrale coinvolte in una data esperienza. La nostra esperienza non è dunque il cervello - è la mente.
Se contempliamo la mente – ossia i pensieri, le percezioni, i sentimenti, gli stati d’animo, ecc. – osserviamo segnali che passano come su uno schermo. Qual è la loro natura?
Esaminiamo lo schermo-mente così come contempliamo lo schermo di un televisore. Vediamo scorrere tutti gli eventi, e l’uno segue l’altro.
Possiamo però capire che si tratta di segnali discontinui: ne appare uno, transita e scompare; e poi ne arriva un altro… Ma qual è la natura di questo schermo-mente? E qual è il suo rapporto con il cervello? Gli scienziati esaminano questa o quella zona del cervello e sanno dirci quale sia la zona della parola o dell’udito. Ma dove si trova la zona della mente intera, del senso dell’io?
Come può avere questo ammasso di materia cerebrale consapevolezza di se stesso? Quando esaminiamo la mente, dove avviene fisicamente questa operazione?
Non lo sappiamo.
L’unica cosa che sappiamo è che siamo coscienti e che possiamo fare della coscienza stessa l’oggetto della nostra osservazione. Queste sono certamente funzioni superiori.
A questo livello opera la meditazione. Noi osserviamo non solo la sfilata degli eventi, ma anche l’intero schermo su cui avviene.
Nel momento in cui ci focalizziamo sull’intero schermo (meta-consapevolezza), cogliamo anche le interruzioni, le pause, le discontinuità tra un evento e l‘altro, e possiamo esaminare per brevi istanti lo schermo stesso. Proprio come in un televisore, nel momento in cui scompare ogni segnale, rimane accesa un’unica luminosità… pronta a cogliere ogni variazione di luce, di colore e di suono.

Questa luminosità dello schermo-mente è la natura ultima cui possiamo accedere. Ed è anche la natura ultima della realtà stessa.

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