Quando parliamo o leggiamo di luminosità, chiarezza, spaziosità,
profondità, vacuità, pace, liberazione, risveglio, vuoto mentale, ecc., usiamo
semplici concetti e veniamo capiti o comprendiamo in senso intellettuale. Ma
non dobbiamo restare a questo semplice livello simbolico.
Dobbiamo fare un’esperienza
concreta.
In meditazione, ciò che conta è l’esperienza. Naturalmente, spesso non è
un’esperienza piena, ma un’intuizione breve e parziale. È un po’ come una
traduzione approssimativa o una visione lontana, dove ciò che risulta è una
diminuzione e comunque un riflesso del senso originale.
Ma è già qualcosa. È così che s’inizia.
Tutto sta nel non scambiare questo pallido assaggio per il vero dolce.
Come si dice nello Zen, non dobbiamo scambiare il riflesso della luna nello
stagno per la luna nel cielo.
Ma il riflesso è pur sempre qualcosa che appartiene alla luna.
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