martedì 12 maggio 2015

Fare esperienza della realtà ultima

La meditazione è l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per farci un’idea personale della natura ultima della realtà. In tal senso è una forma di mistica, che ogni individuo può utilizzare.
L’atteggiamento di base è proprio questo: voglio vederci chiaro su questo problema – il problema della vita.
Se ci affidiamo alle religioni, non avremo mai la possibilità di fare un’esperienza personale. Avremo solo risposte convenzionali la cui fondatezza non potremo mai verificare. Non disporremo di esperienze dirette, di prima mano, ma soltanto articoli di fede veicolati da mediatori interessati, che a loro volta non hanno nessuna esperienza diretta.
In meditazione si parla di natura ultima e non di Dio, perché risulta subito evidente – a chi medita – che quella di Dio è un’invenzione umana, un tentativo di costruire una trascendenza a misura (e a interesse) umano. Ma Dio non è un essere umano, non è neppure un ente pensabile. E un giorno penseremo a queste religioni come oggi pensiamo alle religioni pagane: miti privi di qualsiasi fondamento.
Di Dio si parla solo quando le cose vanno bene. Ma quando arriva un terremoto, un’epidemia, un tornado, una guerra, una crisi apocalittica o uno sterminio, dov’è questo Dio? Non c’è mai.
L’idea di Dio veicola una perniciosa illusione. Che ci sia qualcuno che vegli su di noi e sul pianeta Terra. Ma se arrivasse un meteorite capace di distruggere mezza Terra, e di cambiare di colpo il clima, innestando fenomeni apocalittici, crediamo davvero che scenderebbe dal cielo il dito di Dio a spostarlo?
Per la cronaca, è già successo in passato. E non si è visto nessun intervento divino.
Gli ebrei ci raccontano che, quando fuggirono dall’Egitto, Dio intervenne ad aprire le acque del Mar Rosso. Ma, quando furono deportati dagli antichi romani, e quando furono sterminati dai nazisti (storia e non mitologia), nessun Dio li ha aiutati.
Dunque, l’unica possibilità di capire qualcosa resta affidata non ai miti religiosi, ma alla nostra piccola mente, alla nostra consapevolezza – ammesso che si sappia come procedere.
Non ci sono altre possibilità per sfruttare l’occasione che abbiamo avuto – quella di aprire gli occhi e di guardare.

Il resto sono fantasie e ubbie.

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