Edward T. Hall, fondatore della prossemica, sosteneva che gli arabi
tendono a stare vicini perché nella loro
cultura lo spazio interiore non esiste.
Lo stesso può dirsi di tutti coloro che si spostano solo in gruppo o in
famiglia. Per queste persone, non esiste l’individuo, che è annegato nel
sociale. Ciò che pensa, ciò che sente, ciò che dice, ciò in cui crede non è
individuale, personale, ma espressione del gruppo.
Da una parte c’è dunque l’eccesso di collettivismo e dall’altra
l’eccesso di individualismo.
Per essere veramente noi stessi,
dev’essere chiaro che prima dobbiamo prendere le distanze dal gruppo/famiglia e
poi dall’idea che ci siamo fatti del nostro sé, del nostro io –
perché in realtà anche questa idea è il prodotto di un condizionamento culturale.
Insomma la libertà, la liberazione dai pregiudizi – altrui e nostri – è
lunga. Ma è anche l’unica strada se vogliamo mettere a frutto la nostra
preziosa esistenza e non vivere soltanto come inconsapevoli membri del gregge.
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