La pace sembra proprio un sogno impossibile. Perché è una questione di
quiete interiore. Dice bene il monaco buddhista vietnamita Thich Nhat Hanh:
“Non esiste una strada per la pace. La pace è la strada”.
Questo significa che la guerra, lo scontro, la competizione è in realtà
una conseguenza esteriore di un’aggressività interiore. E che non serve a
niente predicare la pace se non la si crea prima dentro di sé.
Ma dentro il nostro cuore non c’è pace. Siamo divisi e in lotta anche
lì. E, soprattutto, siamo convinti che solo la contesa porti la prosperità.
È la nostra cultura, la nostra religione, che non ha pace. È lì che non
riconosciamo il valore della quiete.
Prendete per esempio i combattenti dell’Isis. In che modo potreste
convincere questa gente del valore della calma e della tranquillità?
Ecco perché siamo condannati a vivere nella tensione continua. Lo
faremmo anche se per miracolo interrompessimo tutte le guerra. Continueremmo a
competere, magari sul piano economico o sportivo.
Dio è amore? No, Dio è guerra.
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