Se tutto ciò che percepiamo e pensiamo è un prodotto della mente (nel
senso che tutti i dati devono passare ed essere interpretati da questa
centralina di controllo), a maggior ragione lo è il nostro senso del sé. Io
sono…
È chiaro che il senso del sé è in gran parte un prodotto mentale.
Questa idea corrisponde solo vagamente a ciò che siamo. Noi stessi
sappiamo solo confusamente chi siamo. E, per gli altri, che vedono solo un
corpo e le espressioni di emozioni e di pensieri, è ancora peggio.
Nessuno ha un senso pieno del sé. Perché il sé è, tra le esperienze
mentali, la più illusoria. Dura un po’, tra le nebbiee i vapori, e poi si
dilegua – come un miraggio.
Che cosa c’è di più incerto e labile di questo senso? Eppure è di esso,
su queste fondamenta fragili, che si basa il nostro essere. Non un pieno
essere, ma un segnale vago.
Dobbiamo abituarci a questa incertezza. Fra l’altro, chi ha un senso
roccioso di sé, è il più illuso e fragile di tutti. È il più ignorante.
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