In meditazione ci si può focalizzare su qualsiasi cosa, su qualsiasi
esperienza, materiale o immateriale. Ma l’oggetto migliore resta la mente
stessa.
Concentriamoci per esempio su pensieri, immagini, forme, emozioni… Dove
avvengono? Nel cervello o fuori? E che consistenza hanno? Impulsi elettrici,
cambiamenti chimici… che altro?
Noi utilizziamo ad ogni istante la mente, ma non sappiamo che cosa sia.
Che cos’è un pensiero? Che cos’è un’emozione? Che cos’è la coscienza? Che cos’è
uno stato d’animo?
Sappiamo che sono stati che vanno e vengono continuamente “dentro” di
noi, e supponiamo che siano una risposta ad eventi “esterni”. Esprimono tutta
la nostra esperienza. Ma in realtà hanno poco di solido. Se un’immagine sembra
prevenire dall’esterno, un’emozione è un prodotto nostro, è un’elaborazione
interna.
Anche la distinzione fra dentro e fuori è incerta. Ci dicono che
qualcosa avviene là fuori e poi si riflette nel nostro cervello. Però non
abbiamo la possibilità di ricevere questi impulsi e quindi di apprendere la
realtà esterna se non passiamo attraverso il cervello. Dunque, ogni cosa
percepita è in effetti nel nostro cervello.
Ora, il cervello sembra l’organo fisico in cui si ricevono e si
elaborano queste informazioni. Ma noi non percepiamo il cervello, non
distinguiamo la zona o la sinapsi cerebrale coinvolte in una data esperienza.
La nostra esperienza non è dunque il cervello - è la mente.
Se contempliamo la mente – ossia i pensieri, le percezioni, i
sentimenti, gli stati d’animo, ecc. – osserviamo segnali che passano come su
uno schermo. Qual è la loro natura?
Esaminiamo lo schermo-mente così come contempliamo lo schermo di un
televisore. Vediamo scorrere tutti gli eventi, e l’uno segue l’altro.
Possiamo però capire che si tratta di segnali discontinui: ne appare
uno, transita e scompare; e poi ne arriva un altro… Ma qual è la natura di
questo schermo-mente? E qual è il suo rapporto con il cervello? Gli scienziati
esaminano questa o quella zona del cervello e sanno dirci quale sia la zona
della parola o dell’udito. Ma dove si trova la zona della mente intera, del
senso dell’io?
Come può avere questo ammasso di materia cerebrale consapevolezza di se
stesso? Quando esaminiamo la mente, dove avviene fisicamente questa operazione?
Non lo sappiamo.
L’unica cosa che sappiamo è che siamo coscienti e che possiamo fare
della coscienza stessa l’oggetto della nostra osservazione. Queste sono
certamente funzioni superiori.
A questo livello opera la meditazione. Noi osserviamo non solo la
sfilata degli eventi, ma anche l’intero schermo su cui avviene.
Nel momento in cui ci focalizziamo sull’intero schermo
(meta-consapevolezza), cogliamo anche le interruzioni, le pause, le discontinuità
tra un evento e l‘altro, e possiamo esaminare per brevi istanti lo schermo
stesso. Proprio come in un televisore, nel momento in cui scompare ogni
segnale, rimane accesa un’unica luminosità… pronta a cogliere ogni variazione
di luce, di colore e di suono.
Questa luminosità dello schermo-mente è la natura ultima cui possiamo
accedere. Ed è anche la natura ultima della realtà stessa.