Adesso vi propongo
un’alternativa. Perché in realtà le tre religioni che dominano il mondo
(giudaismo, cristianesimo ed islam) condividono la stessa origine, hanno la
stessa scala di valori utilitaristica, istituiscono lo stesso rapporto con Dio.
Una religione che non ha
niente a che fare con questa idea di Dio (e in effetti con nessuna idea di Dio
– perché ci sono religioni che non si servono di questo concetto) è lo zen, una
corrente del buddhismo.
“Stare semplicemente seduti”
è la definizione che si dà dello zen. Ma a far che? Qual è il suo scopo?
Ecco il punto: non ha
scopo. È “fare” qualcosa che esce dal paradigma mezzo-scopo, che è il
nostro atteggiamento abituale.
Noi facciamo tutto per uno
scopo, abbiamo sempre un secondo fine. Facciamo questo per ottenere quello.
Anche nella religione. È per assicurarsi un buon posto nell’aldilà, per
investire bene i nostri talenti, che facciamo il bene. Con un occhio facciamo qualcosa
e con l’altro calcoliamo il vantaggio o lo svantaggio, concreto ed anche
spirituale. Questa azione aumenterà il mio conto corrente in questo mondo e/o nell’aldilà?
Noi siamo convinti che ogni
momento abbia per scopo il successivo. Ma è davvero così?
Si può uscire da questa
logica? Si può fare qualcosa che non sia in vista di uno scopo? Si può: “stare
semplicemente seduti”.
Conosco le vostre obiezioni:
a che serve tutto ciò?
Non serve a niente, non ha
nessuno scopo, non ha nessun fine – è fine a se stesso!
Si può stare semplicemente
seduti per scoprire che cosa significhi essere e basta, nel mondo
presente, nell’attimo presente, qui e ora.
Questo è il suo “scopo”:
fare qualcosa che non introduca l’idea di fine.
Ora, ci si può domandare se
anche questo non sia uno scopo, più o meno occulto. Ma, certo, introduce l’idea
che il mondo, la vita, siano fini a se stessi e non in funzione o in vista di
qualcosa.
Sono due concezioni del
tutto opposte: 1) la vita ha un fine, 2) la vita è fine a se stessa.
Per abbracciare quest’ultima
concezione, dovremmo lasciar cadere parecchi presupposti: che ci si impegni per
un guadagno e forse per uno stesso miglioramento. Il “guadagno”, il
“miglioramento”, avvengono istantaneamente. La pratica è già il fine.
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