All’inizio puoi contemplare
la vastità, la spaziosità, il silenzio, il “vuoto”, che c’è prima dell’io.
Poi devi esserlo, senza più
distinzione tra soggetto ed oggetto, tra chi percepisce e chi è percepito.
Non sei tu che fai le cose –
le cose si fanno. Così come non sei tu che respiri, ma il respiro si produce da
sé.
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