Qualche volta propongo
quella che potrebbe essere definita la “meditazione del pisolino”. Non si
tratta di una mia invenzione, ma di una tecnica che risale all’antichità delle
Upanishad. In questi testi, infatti, si nota come esistano quattro stati
fondamentali dell’essere: la veglia, il sogno, il sonno profondo (senza sogni) e il “quarto stato” (il fondamento da cui
sorge tutto).
Ora, la veglia e lo stato di
sogno sono caratterizzati dal dualismo, perché c’è sempre un soggetto che
conosce e un oggetto che è conosciuto, entrambi impegnati in un gioco di
specchi senza fine. Ma già nel sonno senza sogni - il pisolino - la distinzione
scompare: non c’è il sognatore e non c’è il sognato. E che cosa rimane?
Voi non potete ricordarvi di
nulla, perché non c’è la coscienza con le sue divisioni. Ma, poiché vi siete
risvegliati, è evidente che c’era qualcuno che conduceva il gioco. Questo
“qualcuno” è in realtà il vostro sé. Nel pisolino, dunque, voi entrate in
contatto con il vostro sé più profondo perdendo nello stesso tempo il rapporto
con il vostro ego, con la persona che pensa e che si divide, con l’individuo
che si staglia isolato proiettando il suo mondo.
Il pisolino è dunque un
aiuto che vi viene dato dalla natura per farvi ricordare che il vostro vero sé
è sempre presente e che sta al fondo di ogni stato dell’essere.
Infatti, mentre da un sonno
pieno di sogni potete svegliarvi impauriti o stanchi, dal pisolino vi svegliate
sempre più freschi.
Per forza: siete entrati in
contatto con le radici del vostro essere.
Questo sé è sempre presente
anche durante la giornata. Ma viene oscurato o dimenticato nelle varie
attività, nei vari stati dell’essere.
Ed ecco allora la seconda
meditazione: il ricordo. Ricordarsi ogni tanto, all’improvviso, che voi non
siete soltanto quell’io che pensa e che proietta il mondo. Al di sotto vi è
sempre il sé silenzioso e cosciente, il Testimone, che non perde mai la propria presenza.
C’è dunque qualcosa che può
essere sperimentato, ma non conosciuto (con la mente dualistica). Ed è ovvio: l’essere
lo si può solo essere, non conoscere.
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