La vicenda dell’Opera di
Roma è la metafora della situazione italiana, dove tutti tirano troppo la corda
e vogliono mille privilegi, dove nessuno recede, dove si perde ogni
ragionevolezza, dove ognuno è contro tutti gli altri e dove una burocrazia ottusa
la fa da padrone. Alla fine si manda in malora ogni cosa.
Federico Fellini aveva
rappresentato tutto questo nel film Prova
d’orchestra (1979), a dimostrazione che i guai degli italiani sono colpa
degli… italiani. Come finisce il film? Un’enorme palla da demolizione distrugge un
muro della sala, le prove riprendono e il direttore finisce col parlare in…
tedesco (!).
Mai opera fu tanto profetica.
Il fatto è che Fellini conosceva gli italiani e sapeva che si tratta di un popolo allo sbando alla
ricerca di un “Signore” che li comandi.
Che cosa deve fare questo Signore? Deve dare spettacolo di sé. Con la
sua corte, i suoi amici, i suoi nemici, le sue donne, i suoi scandali, le sue
cerimonie, i suoi intrighi, i suoi discorsi… un po’ come i Signori del
Quattro-Cinquecento o i Papi. E, soprattutto, non deve cambiare niente, perché
gli italiani sono il popolo più conservatore d’Europa.
Nessuno di questi Signori ha mai fatto nulla di significativo, anche
perché il vero potere ce l’hanno gli stranieri. Negli ultimi cinquecento anni,
l’Italia è sempre stata governata direttamente o indirettamente dalle altre
nazioni europee ed ora anche dagli americani. Di fronte alle nostre divisioni, di
fronte alle nostre fazioni, ai nostri partiti (tutti grandi rivoluzionari,
tutti grandi riformatori utopisti) gli altri Stati decidono per noi, e noi
seguiamo come cani fedeli. Il Signore locale è solo il gabelliere che deve spremere
gli italioti, facendo credere che lo fa per il loro bene.
Ma agli italiani va bene così. In fondo sono loro che hanno capito per
primi che la politica non è che spettacolo.
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