Talvolta, grazie
alla pratica dell’immobilità e della calma, la nostra mente si libera dei suoi
mille assilli e facciamo un’esperienza di chiarezza, di lucidità, di pace, di trasparenza
e di spaziosità. Bellissima esperienza che va tenuta a mente per ricordarci di
che cosa stiamo cercando.
Infatti la
meta è qualcosa del genere: una consapevolezza priva dei soliti disturbi
mentali, quali ansia, paura, avversione, desiderio, ecc.. Qui ci sembra di
essere arrivati e di poter rimanere a lungo in questa situazione.
Ma, poiché si
tratta ancora di un’esperienza della mente, è soggetta a svanire e a lasciare,
per il solito processo dialettico, il suo contrario.
La
consolazione è che neppure le esperienze negative sono permanenti. Nessuna
nostra esperienza è permanente, ma spesso alcune sono ripetitive e ricorrenti,
nel bene e nel male.
Ricordarsi
di questa bella esperienza è dunque utile perché ci lascia una traccia da seguire.
Ciò che stiamo cercando non è un’utopia della mente, ma uno stato dell’essere privo
di paure e preoccupazioni, qualcosa di molto semplice che accade quando la
mente è libera e concentrata, qualcosa non di soprannaturale ma di molto molto
naturale, uno stato di benessere che unifica corpo e mente.
Naturalmente
non basta il ricordo di una bella esperienza per farcela riprovare. Anzi, lo
sforzo di rievocarla è già qualcosa che la ostacola. E quindi dobbiamo
ripercorrere l’intero processo che ci ha portato all’esperienza, cercando di
integrarlo il più possibile nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo esaminare i
nostri stati d’animo e misurare quanto ne siamo lontani o vicini: “Adesso non c’è…
adesso c’è.”
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