lunedì 2 dicembre 2019

Calmare la mente (śamatha)


Quando si inizia a meditare, per esempio sul respiro, su un mantra o su un altro supporto, ci si accorge che la mente è come la fatidica scimmia che non sta mai ferma e sviluppa continuamente nuovi pensieri. Allora cerchiamo di riportare l’attenzione al supporto di partenza. Ma, trattandosi di uno sforzo, lo sforzo stesso ci distoglie dalla stabilità mentale. La verità è che la nostra mente non sta ferma ed è come sempre agitata; salta di palo in frasca; e cerca altri oggetti su cui concentrarsi.
       Forse dobbiamo cercare innanzitutto di calmare la mente.
       Calmare la mente non significa cercare un oggetto specifico. Anzi, è la capacità di restare senza oggetti, senza sforzi, in riposo. Per farlo, dobbiamo adottare una mente senza oggetto e silenziosa. Qui devono pacificarsi i pensieri e le emozioni.
       Quando il mare è mosso, si alzano le onde e l’acqua si intorbida. Ma, quando il vento cala, l’acqua ritorna calma e limpida. È sulla limpidezza che dobbiamo concentrarci. È sulla stessa chiarezza mentale che possiamo ottenere l’assorbimento.
       Restando tranquilli con tutto il corpo (tenuto immobile) e con tutta la mente osserviamo e diventiamo la chiarezza stessa. La mente non assume alcun oggetto, ma ha per “oggetto” la propria chiara limpidezza, la propria lucidità.
       Apprendere a calmare la mente è restare tranquilli, senza concetti e senza sforzi, ottenendo, senza volerlo, la visione chiara della “sostanza” ultima della mente stessa. Questo è il metodo non-metodo della meditazione.
In meditazione, la calma, la semplice calma, è la più grande virtù. Meditare sulla calma è essere calmi. E meditare su Dio...

"Dio non si preoccupa e non ha bisogno di digiuni, preghiere e penitenze, ma solo che gli si offra un cuore in pace"
Meister Eckhart


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