Spesso le
persone appaiono sicure, troppo sicure, nell’affermare o negare fedi religiose.
Per esempio, esiste o non esiste Dio?, Gesù è o non è Dio?, Maometto è l’unico
profeta di Dio?, nella Bibbia, nei Vangeli o nel Corano tutto è verità e
rivelazione divina?, dopo la morte c’è o non c’è un’altra vita?, ecc.
In realtà
nessuno sa niente, sono affermazioni di fede, ma la prova non c’è. E spesso si
tratta di proiezioni psicologiche. Se per esempio hai perso il padre in tenera
età, potresti cercarne uno eterno in cielo. Ma se hai avuto un brutto rapporto
con il tuo padre terreno, difficilmente crederai in Dio. Lo stesso dicasi con
la madre: se ne hai nostalgia, crederai in una Madre celeste; ma se hai avuto
brutte esperienze materne, lascerai perdere…
La verità è
che non possiamo essere certi di nulla, perché non possiamo aver esperienza di
queste figure religiose o di paradisi ultraterreni. Anzi, più siamo rigidi
nelle nostre affermazioni o negazioni, più riveliamo la nostra fragilità.
Se
volessimo essere intellettualmente onesti, dovremmo ammettere che si tratta di
nostre idee che potrebbero o non potrebbero essere vere.
Più umano,
più equilibrato è sospendere il giudizio, è essere incerti, è accettare la
nostra insicurezza. Se non altro, saremmo meno fanatici e avremmo una mente e una personalità più accogliente.
La verità,
se è qualcosa di reale, è sempre incerta e pronta a revisioni. Diffidate di chi
ha fedi rocciose e prive di dubbi.
Se tutto è cangiante e impermanente, anche la nostra verità-realtà lo è.
Se tutto è cangiante e impermanente, anche la nostra verità-realtà lo è.
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