giovedì 5 dicembre 2019

Le religioni di massa


Poiché non è facile farsi un’idea personale della nostra posizione e della nostra funzione nel mondo, ecco che si presentano le religioni. Che dicono: “Noi lo sappiamo, fidati di noi, seguici - basta questo”.
In tal senso le religioni si presentano come vie predefinite alla trascendenza, ai misteri della vita. Ma un tale atteggiamento ricorda quello del Serpente nel Paradiso terrestre: fidati di me, mangia questo e avrai risolto i tuoi problemi con la vita!
Nessuna ricerca personale, nessuno sforzo. Basta che ti conformi, basta che osservi le prescrizioni che noi ti diamo, i riti e le cerimonie… e sarai salvo.
Troppo semplice, troppo facile.
In realtà, nessuna esperienza è significativa se non viene fatta in prima persona. Così la fede è qualcosa di immorale, perché è immorale credere senza averne le prove. O, forse, più che immorale, è un forma di alienazione. Tu non sai chi sei e che cosa fai in questa vita, ma, se ti fidi di noi, della via predefinita che noi ti offriamo, potrai saperlo.
Ma le cose non funzionano così. Se non ti impegni personalmente, dedicando tempo ed energie, resterai quel mezzo uomo che sei – un uomo che non sa chi è finché non si impegna a saperlo, finché non si autodetermina.
Mentre la religione ti invita a fidarti, la meditazione ti invita a cercare personalmente per autodeterminarti. Il metodo sperimentale (fare esperienza in prima persona) è l’unico che possa fondare la tua identità.
Se segui le religioni avrai un’identità di massa (cioè è sicuro che non sarai te stesso ma ciò che qualcuno vuole che tu sia). Solo se cerchi e sperimenti personalmente potrai avere una tua identità. Perché l’identità non può che essere qualcosa di individuale.
Come diceva l’Apollo delfico: “Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio”. Ma devi partire da te stesso, l’unico ente che puoi conoscere dato che lo sei. Se parti da Dio (ossia da ciò che la religione ti dice di Dio), non conoscerai né te stesso né Dio.

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