Per essere felici, non bisogna necessariamente
essere fortunati o aver avuto grandi soddisfazioni. Non si tratta di aver
vissuto eventi eccezionalmente piacevoli. Magari la vita di una persona felice
è uguale o peggiore di quella di uno che si dichiara infelice. La verità è che
la felicità è spesso un atteggiamento interiore – l’atteggiamento di chi sa
trarre il meglio dagli avvenimenti.
È un po’ come essere
ottimisti o pessimisti: tutto dipende dall’impostazione mentale. C’è quello che
vuol vedere il bicchiere mezzo pieno e c’è quello che vuol vedere il bicchiere
mezzo vuoto. Questione di punti di vista, questione di volontà e di carattere. In
tal senso, felice è chi vuole e crede di essere felice.
Per stabilire il grado di
felicità, non esistono criteri oggettivi. Un avvenimento che fa felice te, può
lasciare indifferente un altro. O, addirittura, tu riesci a trovare un po’ di
felicità in un avvenimento che per un altro è noioso o doloroso. Corneille
diceva che si è felici solo quando si
crede di esserlo.
Qualcuno arriva a dire
che, per essere felici, bisogna arrivare a credere alle illusioni. In effetti,
c’è una grande differenza tra chi vede che tutto è un’illusione e chi vuol
credere che tutto sia a fin di bene e finirà bene. Per esempio, l’amore è
spesso un illusione. Ma il cuor contento non pensa di essere vittima di un’illusione
e crede di aver trovato l’amore della sua vita.
Il saggio, però, ha un
altro atteggiamento: sa che tutto è un’illusione, ma non per questo non si gode
il buono delle illusioni. In fondo, anche se la vita è una specie di sogno, è
meglio avere sogni piacevoli che incubi. O è meglio scovare il lato positivo anche
nei fatti spiacevoli.
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