domenica 29 dicembre 2019

Morte e dissoluzione di Dio


L’artista, il creatore, muore, ma lascia la sua opera dietro di sé. Dio, l’Origine, fa qualcosa di più: si dissolve, anzi si scioglie nella sua opera: l’universo.
Ogni cosa, dunque, è un pezzo del divino: l’uomo, la gallina o il sasso. A questo punto, non serve a niente pregare Dio, perché quel Dio dell’origine non c’è più. In tal senso Dio è morto. Ma, poiché ogni cosa è un frammento del divino, Dio è dappertutto: nel sasso, nella gallina o nell’uomo.
L’uomo, che ne può avere coscienza, sa che non deve rivolgersi in alto e al di fuori di sé. Basta che si rivolga a sé, dentro di sé: lì c’è il divino.
Gli antichi cabalisti ebraici parlavano di tzimtzum, per indicare la ritrazione o la contrazione di Dio, che, così facendo, lasciava il posto al creato. Dio ha contratto la sua energia infinita per consentire l’esistenza di un cosmo indipendente.
Risultato Dio non c’è più, Dio è morto.
Puoi dunque dire tanto che Dio c’è quanto che non c’è. Non c’è più nella sua forma originale, ma c’è in modo sparso.
Il divino è noi, il divino è noi, purché si sappia dove cercarlo. Non fuori, ma dentro, in sé.

Nessun commento:

Posta un commento