Coloro che
credono in un Dio come una specie di creatore e dominus dell’universo sono
inevitabilmente portati a pensare che, con la devozione e con la sottomissione,
si possa giungere a ottenere qualche “grazia”, niente di più – nessun diritto.
È l’atteggiamento del supplice che, di fronte a un grande potente, può solo
invocare pietà. E questa l’invocazione della “preghiera di Gesù”: “Signore,
abbi pietà di me peccatore!”
Che
cos’altro si può chiedere a un potere tanto superiore, quale altro
atteggiamento si può tenere di fronte a un Monarca assoluto, nei cui confronti
non siamo nulla?
Ma pensiamo
quanto antica sia questa idea, che si è formata in epoche in cui regnavano
Despoti che detenevano il potere di vita e di morte sui loro sudditi-schiavi?
Il Despota poteva esigere qualunque cosa, anche lo ius primae noctis. E il povero suddito doveva accettare tutto. Da
una parte uno strapotere e dall’altra una nullità, senza diritti e senza
dignità.
Per
fortuna, nei millenni, è cambiato il tipo di rapporto che esisteva tra chi
comandava (ritenuto spesso una emanazione divina) e chi doveva subire. Oggi, il
potere ha scoperto la democrazia e i diritti dei singoli individui. Ma non in
cielo.
Il credente
continua a rivolgersi a un Monarca assoluto, al Re dei re. Non ha diritti, può
solo supplicare un potere arbitrario che non deve dare né spiegazioni né
risposte.
Nel
frattempo, soprattutto per mezzo della scienza, è una nata una nuova visione
dell’universo. Sono entrati i concetti di relatività e di indeterminatezza. E
si è scoperto il grande potere dell’osservatore. Ci sono sì leggi che governano
il tutto, ma sono più probabilistiche che deterministiche. E si è allontanata
l’idea che da un solo punto si governi l’intero cosmo.
Tutti sono
interconnessi e tutti hanno un loro piccolo potere. Il vuoto si è affacciato
prepotentemente come una nuova divinità originale. E si è affacciata l’idea che
non sia stato un Dio a creare noi e la nostra mente, ma che siamo stati noi e
la nostra mente a creare quell’immagine di Dio.
È la
consapevolezza all’origine di tutto, anche di Dio. Senza di essa, senza la
nostra mente, non ci sarebbe nessun Dio, perché nessuno penserebbe a Dio.
Senza la
coscienza degli esseri viventi, Dio sarebbe un puro nulla.
“In verità è su di noi che dobbiamo contare.
Come contare su qualcun altro?
È un raro rifugio
arrivare ad affidarci a noi stessi”
Dhammapada
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