venerdì 13 dicembre 2019

Chi detiene il potere


Coloro che credono in un Dio come una specie di creatore e dominus dell’universo sono inevitabilmente portati a pensare che, con la devozione e con la sottomissione, si possa giungere a ottenere qualche “grazia”, niente di più – nessun diritto. È l’atteggiamento del supplice che, di fronte a un grande potente, può solo invocare pietà. E questa l’invocazione della “preghiera di Gesù”: “Signore, abbi pietà di me peccatore!”
Che cos’altro si può chiedere a un potere tanto superiore, quale altro atteggiamento si può tenere di fronte a un Monarca assoluto, nei cui confronti non siamo nulla?
Ma pensiamo quanto antica sia questa idea, che si è formata in epoche in cui regnavano Despoti che detenevano il potere di vita e di morte sui loro sudditi-schiavi? Il Despota poteva esigere qualunque cosa, anche lo ius primae noctis. E il povero suddito doveva accettare tutto. Da una parte uno strapotere e dall’altra una nullità, senza diritti e senza dignità.
Per fortuna, nei millenni, è cambiato il tipo di rapporto che esisteva tra chi comandava (ritenuto spesso una emanazione divina) e chi doveva subire. Oggi, il potere ha scoperto la democrazia e i diritti dei singoli individui. Ma non in cielo.
Il credente continua a rivolgersi a un Monarca assoluto, al Re dei re. Non ha diritti, può solo supplicare un potere arbitrario che non deve dare né spiegazioni né risposte.
Nel frattempo, soprattutto per mezzo della scienza, è una nata una nuova visione dell’universo. Sono entrati i concetti di relatività e di indeterminatezza. E si è scoperto il grande potere dell’osservatore. Ci sono sì leggi che governano il tutto, ma sono più probabilistiche che deterministiche. E si è allontanata l’idea che da un solo punto si governi l’intero cosmo.
Tutti sono interconnessi e tutti hanno un loro piccolo potere. Il vuoto si è affacciato prepotentemente come una nuova divinità originale. E si è affacciata l’idea che non sia stato un Dio a creare noi e la nostra mente, ma che siamo stati noi e la nostra mente a creare quell’immagine di Dio.
È la consapevolezza all’origine di tutto, anche di Dio. Senza di essa, senza la nostra mente, non ci sarebbe nessun Dio, perché nessuno penserebbe a Dio.
Senza la coscienza degli esseri viventi, Dio sarebbe un puro nulla.

In verità è su di noi che dobbiamo contare.
Come contare su qualcun altro?
È un raro rifugio
arrivare ad affidarci a noi stessi”

Dhammapada

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