Noi cerchiamo
di avvicinarci ai nostri limiti, ma non riusciamo a superarli. Per esempio,
cerchiamo di comprendere che cosa sia il silenzio assoluto. Però, per pensare o
sperimentare il silenzio dobbiamo corromperlo, dobbiamo inquinarlo – e quindi
lo distruggiamo.
Oppure,
cerchiamo di capire che cosa eravamo prima di nascere o che cosa diventeremo
dopo la morte. Ma non sappiamo rispondere, perché facciamo solo ipotesi e
congetture. Così facendo, cercando di sapere, lo manchiamo. Infatti, per conoscerlo,
dovremmo essere proprio là dove non sappiamo.
Non possiamo nemmeno conoscere l'Uno, perché vi si oppone proprio l'io che lo cerca.
E non possiamo conoscere noi stessi, perché ciò che conosciamo non può essere il conoscente...
Non possiamo nemmeno conoscere l'Uno, perché vi si oppone proprio l'io che lo cerca.
E non possiamo conoscere noi stessi, perché ciò che conosciamo non può essere il conoscente...
Insomma, non si può negare
che il segreto sia ben custodito. Ma il
mistero è creato dai limiti della nostra mente che, per conoscere, deve
dividere.
Per questo
motivo, il cammino dell’uomo è lento e faticoso. Lo stesso desiderio di
conoscere, il processo della conoscenza, limita e stravolge ciò che vorremmo
conoscere.
Ogni volta
dobbiamo tornare indietro e appostarci ai limiti della conoscenza, in attesa di
un piccolo o grande salto.
Per
conoscere ciò che per principio la nostra mente non può sapere, dovremmo farci
non-mente. A questo punto, solo la non-mente potrebbe penetrare là dove non sappiamo.
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