Qualche
volta l’invito ad essere continuamente consapevoli delle nostre esperienze e
dei nostri stati d’animo può essere interpretato come un consiglio di “tenersi
a distanza” e quindi come un “non vivere pienamente”. Ma è un’interpretazione
sbagliata.
Al
contrario, essere più consapevoli, conoscere l’impermanenza delle cose, vedere
tutto in una prospettiva relativistica, significa percepire più intensamente.
Se so che questo fiore fra poche ore sarà appassito, lo guardo meglio e ne
apprezzo di più la bellezza o il profumo. Lo stesso succede se sto con una
persona gradevole che so che mi lascerà o che lascerò (come succede
inevitabilmente nella vita).
In realtà
nessuna esperienza dura per sempre: tutto è destinato a cambiare e a finire. E
di questo non possiamo dimenticarci, tanto da rendere ancora più preziosa ogni
esperienza.
Se poi l’esperienza
è negativa o dolorosa, l’idea che non è permanente ci aiuterà superarla.
L’importante
in ogni caso è capire subito l’esperienza. Ci sono persone, infatti, che non
sanno neppure cosa provano. E sono alienate.
Non
dobbiamo semplicemente lasciarci agire. Siamo noi che dobbiamo decidere se dar
seguito ad un’esperienza o lasciarla perdere. Anziché lasciarsi trascinare,
dobbiamo, per quanto possibile, prendere in mano la situazione. Ma, per far
questo, dobbiamo riconoscere ed essere pienamente presenti.
Prima di
tutto coltivare la presenza mentale (sati).
E poi indirizzare l’attenzione dove più ci conviene. Questo è l’abc della
meditazione.
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