venerdì 6 dicembre 2019

Lo stato naturale della mente


Nel buddhismo tibetano esiste un via immediata di auto-liberazione che consiste non nel fare o praticare qualcosa, ma nel non fare assolutamente nulla, in modo da riportare la mente al suo stato naturale, connotato da limpidezza, trasparenza, lucidità, apertura. Il metodo comporta non utilizzare nessun genere di artificio, di distrazione, di tecnica e di sforzo.
Il presupposto è che lo stato naturale della mente è già sostanziato di chiarezza e che sono proprio le nostre attività mentali che lo intorbidano – un’idea che sotto varie forme è sempre alla base della meditazione. La meditazione è più un liberarsi da, uno spogliarsi di che non un aggiungere qualcosa o un forzare in qualche modo. Non c’è tecnica che tenga – la tecnica è una non-tecnica.
La mente è originariamente vuota e aperta, chiara e lucida, ed è naturalmente intelligente e libera. Siamo noi che la ostruiamo, la inquiniamo e la confondiamo con tutti i nostri condizionamenti, i nostri desideri, le nostre passioni, le nostre pretese e le nostre speranze.
Il “metodo” consisterà dunque nel liberarci dei pensieri e delle emozioni.
La prima cosa da fare è rilassare il corpo, che, in conseguenza dei nostri pensieri, è sempre teso. Molto importante è percepire le tensioni del viso: quasi tutti stringiamo la bocca, i denti, la mascella o questo o quel muscolo della faccia. Anche intorno agli occhi esistono spesso tensioni e contrazioni, che bisogna sentire e lasciar andare. Poi si passerà al torace, alla pancia, alle braccia e alle gambe.
Prima lasciamo andare i muscoli del corpo e quindi le tensioni della mente.
Se compare un pensiero, riconosciamolo come tale e lasciamolo andare – come viene, così se ne va… se non ci attacchiamo. Lo stesso facciamo con le sensazioni, i concetti, i sentimenti e le emozioni. Le onde passano sulla roccia, ma, una volta arrivate, rifluiscono indietro e la roccia ritorna libera.
Dobbiamo non sforzarci, ma vedere e non interferire. Le stesse passioni sono sì perturbanti, ma, se le lasciamo andare senza attaccarci ad esse, possiamo utilizzare la loro energia. Così per il desiderio, la collera, l’orgoglio, l’invidia, ecc. Non dobbiamo né esprimerle né reprimerle, ma sperimentare la loro essenza, che è sempre un impulso energetico, un’onda, una vibrazione.
Se non diamo seguito a questi impulsi, riportiamo la mente al suo stato naturale, che è presenza lucida e felice.

Non pensare, non concettualizzare.
Rimani nella distensione naturale, senza sforzi.
Nell’assenza di ogni interferenza,
si realizza la natura innata.
Questa è la via seguita
dai Vittoriosi dei tre tempi”
               Nagarjuna

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