sabato 14 dicembre 2019

Il gioco dei contrari


Per la nostra logica, se c’è la vita non c’è la morte e se c’è la morte non c’è la vita. O l’una o l’altra. Ma le cose non stanno così. In realtà, quando c’è la vita, c’è anche la morte, nel senso che la morte è sempre presente ed erode, giorno dopo giorno, l’esistenza stessa. Le due sono compresenti.
Perché non pensare allora che anche quando c’è la morte, la vita è sempre compresente? Anche la vita erode a poco a poco la morte.
Noi tutti vorremmo che fosse sempre presente la vita e non la morte, e ci sembra che l’una escluda l’altra. Ci sembra anche che, quando c’è la morte, sia finita la vita. Invece non è così. Non è vero che le due si escludano a vicenda. Le due si appoggiano a vicenda, e sono sempre compresenti e complementari.
Se la morte è già presente nella vita, anche la vita è già presente nella morte. Anziché applicare la nostra logica dualistica, impariamo a pensare la vita-morte come un tutt’uno.
Vita e morte vanno sempre a braccetto. Talora spinge di più l’una e talaltra spinge di più l’altra, ma l’una non può fare a meno dell’altra.
Dobbiamo imparare a ragionare in questo modo anziché applicare la nostra logica abituale che divide, contrappone ed esclude. In fondo tutto è uno e, a maggior ragione, gli opposti hanno la stessa origine.
 Anche per l’amore e l’odio vale lo stesso ragionamento, tanto che basta grattare l’uno per intravedere sotto l’altro.
Se ragionassimo in questo modo, anzi se vedessimo le cose in questo modo, il mondo ci apparirebbe molto diverso, molto più vivo e completo. Niente nasce e niente muore, ma tutto si trasforma. La lotta nasconde sempre un abbraccio.

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