Per la
nostra logica, se c’è la vita non c’è la morte e se c’è la morte non c’è la
vita. O l’una o l’altra. Ma le cose non stanno così. In realtà, quando c’è la
vita, c’è anche la morte, nel senso che la morte è sempre presente ed erode,
giorno dopo giorno, l’esistenza stessa. Le due sono compresenti.
Perché non
pensare allora che anche quando c’è la morte, la vita è sempre compresente?
Anche la vita erode a poco a poco la morte.
Noi tutti
vorremmo che fosse sempre presente la vita e non la morte, e ci sembra che
l’una escluda l’altra. Ci sembra anche che, quando c’è la morte, sia finita la
vita. Invece non è così. Non è vero che le due si escludano a vicenda. Le due
si appoggiano a vicenda, e sono sempre compresenti e complementari.
Se la morte
è già presente nella vita, anche la vita è già presente nella morte. Anziché
applicare la nostra logica dualistica, impariamo a pensare la vita-morte come
un tutt’uno.
Vita e
morte vanno sempre a braccetto. Talora spinge di più l’una e talaltra spinge di
più l’altra, ma l’una non può fare a meno dell’altra.
Dobbiamo
imparare a ragionare in questo modo anziché applicare la nostra logica abituale
che divide, contrappone ed esclude. In fondo tutto è uno e, a maggior ragione, gli
opposti hanno la stessa origine.
Anche per l’amore e l’odio vale lo stesso
ragionamento, tanto che basta grattare l’uno per intravedere sotto l’altro.
Se
ragionassimo in questo modo, anzi se vedessimo le cose in questo modo, il mondo
ci apparirebbe molto diverso, molto più vivo e completo. Niente nasce e niente
muore, ma tutto si trasforma. La lotta nasconde sempre un abbraccio.
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