domenica 25 novembre 2018

Tensione e meditazione


Noi non ce ne accorgiamo ma perfino contrarre un muscolo è una fatica. Chiudere o aprire una mano, fare un passo, camminare, stare in piedi con addosso la forza di gravità, battere le palpebre, pensare o respirare... tutto ciò comporta uno sforzo. Anche le cose più piacevoli, come mangiare o fare l'amore, sono sforzi. In breve, venire al mondo è uno sforzo, vivere è uno sforzo, morire è uno sforzo. E sforzo è sempre sinonimo di sofferenza.
       La meditazione non deve invece essere una fatica, un fare; ma un mettere fine ad ogni sforzo, uno smettere di fare.
Tuttavia, abituati come siamo a fare sempre qualcosa, a conquistare una meta o a raggiungere un obiettivo, crediamo che anche meditare comporti una qualche fatica, un tendersi o un protendersi verso qualcosa. Niente di più sbagliato.
       L' "azione" coinvolta nella meditazione è piuttosto un lasciar andare, un mollare la presa, un allentare la tensione. E questo ci lascia spiazzati, non rientra nelle nostre abitudini.
Se la vita è un tendersi, la meditazione è un dis-tendersi.

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