Un saggio musulmano – un sufi – era solito starsene seduto in meditazione, immobile, imperturbabile
e attento. Non parlava, non si faceva distrarre dalle gente intorno, quasi non
respirava. Un giorno, durante una pausa, un curioso gli domandò:
“ Da chi hai imparato a meditare in questo modo?”
“Da un gatto.”
“Che cosa intendi dire?”
“Da un gatto che se ne stava acquattato davanti alla
tana di un topo.”
Questo dimostra che la meditazione è una pratica
comune a tutte le religioni, anche se non in tutte ha la stessa importanza. Qui
abbiamo un sufi musulmano che ci indica il tipo di concentrazione e di
attenzione che sono richieste per veder più chiaro nei misteri della vita e per
cogliere l’essenza delle cose.
Di solito gli uomini adottano un simile atteggiamento
quando si trovano di fronte a esperienze molto piacevoli o a grandi pericoli.
Ma noi possiamo imparare a meditare in condizioni normali, anche da un gatto… concentrazione,
attenzione, pazienza, rilassamento, chiarezza, prontezza.
Molti saggi orientali ritenevano/ritengono che i gatti sono dei grandi maestri zen!!
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