Abbiamo paura del nulla,
abbiamo paura del vuoto, abbiamo paura della morte. Ma in realtà abbiamo paura
di perdere ciò che ci è familiare e soprattutto il nostro stesso io. Eppure,
tutte le notti, quando ci addormentiamo, ci abbandoniamo a questo
"nulla" come se fosse qualcosa di molto invitante e piacevole. Ed è
così. Non parlo dei sogni, in cui è in funzione ancora la mente che deve sempre
produrre immagini e pensieri, ma di quel sonno profondo in cui scompare ogni
attività mentale e l'idea stessa del nostro io. Tuttavia, è proprio questo
sonno profondo che ci rigenera e ci permette di affrontare la nuova giornata.
Se non dormissimo, staremmo male e alla fine moriremmo.
Abbiamo dunque bisogno, ogni giorno, di almeno un'immersione
in questo "nulla"... che ci dà la forza di continuare. Forse il
nulla, come diceva Parmenide, non esiste; forse è semplicemente uno stato in
cui la mente non funziona e l'ego non appare. A noi sembra nulla, perché, non
funzionando la mente e il senso dell'io, non possiamo né ricordarlo né
pensarlo. Ma, se è così benefico e rigenerante, è in realtà la fonte
dell'essere, ciò che è sempre presente.
Il problema è che, quando lo cerchiamo, non possiamo trovarlo,
proprio perché la mente e l'ego occupano il suo spazio. Non può essere un semplice
oggetto di conoscenza, per il semplice fatto che è ciò che ci rende
consapevoli, è il soggetto, il Sé.
Solo il sonno profondo e una meditazione di abbandono, di svuotamento (delle
attività mentali) ci avvicinano a questo fondo dell'essere.
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