Potremmo
dire che lo scopo della meditazione è la realizzazione di tutto il nostro
potenziale, che è nelle nostre mani, non in quelle di qualcun altro. Qui non ci
sono salvatori, qui dobbiamo salvarci con le nostre stesse forze. Ma, per farlo,
occorre andare oltre il piccolo ego e consolidare il nostro vero sé.
Si tratta
prima di un processo di disidentificazione dal piccolo io e poi di un processo
di scoperta di un un sé molto più profondo e più potente. Questo sé non ha piccole
risorse; è un microcosmo che ha gli stessi poteri che hanno dato vita al macrocosmo.
Conoscere
se stessi è conoscere ogni cosa nell’universo. Ciò che è fuori di noi è anche
dentro di noi. L’energia che ha creato il mondo è anche l’energia che abbiamo
dentro e che possiamo mobilitare.
Lo
strumento che abbiamo a disposizione è la consapevolezza interiore. Il mondo e
l’io sono ciò di cui siamo consapevoli, e viceversa. Cambiando la nostra
consapevolezza, cambiamo il mondo, e viceversa.
In
particolare dobbiamo cambiare il rapporto che abbiamo con noi stessi. Non siamo
sugheri sballottati dalle onde. E non dobbiamo stare né troppo fuori né troppo
dentro. Dobbiamo porci nel punto di passaggio tra fuori e dentro, ma macrocosmo
e microcosmo.
Il
nostro sguardo consapevole non serve solo a guardare fuori, a riflettere il
mondo esteriore, ma anche a trasformarlo. È come se il mondo dovesse passare
prima dentro di noi e poi cambiato. Questo è il potere del nostro sguardo. Ma
non dobbiamo guardare come guardiamo oggi, come siamo abituati a fare,
completamente identificati con un ego limitato e ripetitivo.
Dobbiamo
cambiare il rapporto con quell’io. “Non sono io che guardo. Il mio io è lo strumento
con cui il mondo guarda e trasforma se stesso. È da come guardiamo che il mondo
è.
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