Il silenzio meditativo non
è soltanto un non parlare, come fanno certi monaci. Ma un far tacere l'intero
complesso della mente, un lasciar cadere il tentativo di comprendere (cum-prendere)
con il linguaggio limitato ciò che è incondizionato o semplicemente ciò che non
è razionale. Infatti, poiché la parte non può comprendere il tutto, la parola, il
pensiero e la ragione non possono comprendere ciò di cui sono solo una minima
parte.
All'origine di tutto ci si avvicina meglio nel silenzio
meditativo, che è più un'apertura, un lasciar andare tutti gli strumenti
condizionati della conoscenza.
D'altra parte, le cose fondamentali dell'esistenza non sono
comprensibili intellettualmente. Nessuna sa "dire" che cosa sia la
vita, l'amore, l'angoscia o la morte. Sono esperienze che tutti facciamo ma che
non possono essere comprese intellettualmente. Ecco perché è meglio lasciarla
cadere, piuttosto che dare definizioni da catechismo infantile.
Solo nel silenzio della mente, possiamo ottenere, per quanto
possibile, squarci di una verità superiore.
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