L’uomo
che parla di Dio è un presuntuoso. Non sa neppure di che cosa stia parlando.
Parla di una propria fantasia, di un proprio schema mentale, non di un’esperienza
diretta.
Quando qualcuno afferma di credere o di
non credere in Dio, a quale Dio si riferisce? A che cosa se non ad una propria
congettura?
Non può provare nulla, non può essere sicuro di nulla. Meglio
sospendere ogni giudizio: questo sarebbe l’atteggiamento giusto.
Occupiamoci piuttosto di ciò che è reale, delle nostre
esperienze. Di quelle almeno siamo sicuri.
Incominciamo ad essere consapevoli di ciò che proviamo o pensiamo.
Non perché si tratti di esperienze vere, ma perché sono la nostra realtà.
Sono
poche le cose cui possiamo aggrapparci, anzi nessuna. E, allora, non
aggrappiamoci.
I problemi vengono tutti dal nostro
volerci aggrappare a qualcosa di fisso e di rassicurante.
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