venerdì 20 luglio 2018

La sopravvivenza dell'anima


Anche il buddhismo ha le sue contraddizioni: da una parte afferma che non esiste nessun sé immortale, capace di sopravvivere alla morte, e dall’altra sostiene che comunque esiste qualcosa che si trasmette da una vita all’altra. Il problema è che accoglie senza sottoporre a critica il principio della reincarnazione, così come il suo grande avversario: l’induismo.
Per l’induismo, è facile affermare che esiste un sé immortale, che si trasferisce da un’esistenza all’altra, dato che sostiene da sempre che esiste un’anima (atman) immortale, che è parte del divino stesso (brahman).
Le religioni indiane accettano senza discuterlo il principio della rinascita, che non è poi tanto diverso dalla fede nella sopravvivenza dell’anima delle religioni occidentali. D’altronde molti cristiani credevano e credono al principio della reincarnazione.
Se infatti ammettiamo che la rinascita possa avvenire non solo sulla Terra, ma anche in altre dimensioni, eccoci approdare ai nostri paradisi, purgatori e inferni. Ed ecco anche una spiegazione del male che colpisce il bambino o l’innocente.
L’uomo in sostanza non vuole finire nel nulla, ma spera che qualcosa di lui possa sopravvivere alla morte. È un’esigenza umana. Più difficile accettare l’estinzione postulata dal Buddha.
In teoria, le contraddizioni del buddhismo potrebbero essere risolte e le sue idee potrebbero essere conciliate con le altre religioni sostenendo una visione evoluzionistica, in cui l’anima continua a vivere sotto altre forme, finché non realizza che anche tutte queste forme non sono definitive e che il punto d’arrivo è davvero lo scioglimento dell’ego stesso.
Questo per venire incontro al bisogno di una coscienza che, dopo esseri aperta, non intende retrocedere e pretende di continuare ad evolversi sotto altre forme… almeno fino a un certo punto.
In realtà esistono già idee di un “corpo sottile” o di un “corpo astrale” (materia oscura?) capace di sopravvivere alla morte del corpo fisico. Sarebbe un corpo energetico, non più limitato dalla materia, ma capace di ottenere istantaneamente ciò che pensa o di andare laddove desidera.
Sembra il sogno di tutti. Ma anche qui c’è un pericolo. Non più limitato dalla materia, il corpo energetico, che non fosse allenato all’autocontrollo e purificato, potrebbe in un istante di debolezza o di immaginazione negativa finire in situazioni infernali. Insomma, l’agognata “pace eterna” forse è più difficile e pericolosa di quanto non si creda.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    mi sembra di capire che anche nel buddhismo, al pari delle religioni ufficiali, non manca l'oppio da dispensare alle folle... L'ego, travestendosi da appassionato e onesto ricercatore spirituale,, aggiunge sempre più contenuti mentali e materiali, pur di perpetuarsi. Grazie...

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    1. Proprio così. L'ego non vuol proprio morire. E cerca di persistere in ogni forma possibile.

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