mercoledì 18 luglio 2018

Veder chiaro


Che cos’è questo universo colmo di meraviglia?

                      Vijnana Bhairava Tantra             

Ci sono momenti di massima intensità percettiva in cui rialziamo la testa da ciò che stiamo facendo, ci dimentichiamo per un po’ dei nostri problemi e guardiamo il mondo e noi stessi con occhi nuovi. Per qualche attimo vediamo le cose con stupore e con chiarezza, mettiamo da parte i pensieri ed emergiamo dal sonno di una visione abitudinaria.
È stata proprio una delle tradizioni buddhiste – lo zen – a mettere in evidenza come tutte le azioni più comuni dell’esistenza – mangiare, bere, lavare, cucinare, stare seduti, camminare, arrampicarsi, dipingere, coltivare la terra, ascoltare musica, guardare, leggere, danzare, tirare con l’arco, ecc. – possano condurre a esperienze di grande intensità percettiva. E lo stesso sostiene il tantra, in cui i metodi per giungere a stati contemplativi includono attività quotidiane come muoversi, avere rapporti sessuali, assistere a spettacoli, vedere cose belle, ricordare qualcosa all’improvviso, degustare un cibo, bere e così via.

Che cos’è la vera contemplazione? È ogni cosa: tossire, deglutire, agitare le braccia, muoversi, stare fermi, parlare, agire, il male e il bene, successo e vergogna, guadagno e perdita, giusto e ingiusto, in un unico koan.
                      Hakuin

Purché si sappia entrare nello spirito giusto, la vita quotidiana è il luogo e il momento di una “chiara visione”.
La contemplazione – uno dei piaceri fondamentali dell’esistenza, che non termina mai, neppure quando tutti gli altri si sono esauriti – è godere dello spettacolo del mondo, e si differenzia dal comune guardare perché è un osservare con interesse e con stupore, un osservare in cui aderiamo il più possibile all’oggetto contemplato, dimenticandoci per un po’ di noi stessi e dei nostri problemi.
Il senso di stupore e la comunione con l’oggetto contemplato ci permettono un’uscita (ex-stasis) sia dai limiti dell’ego sia dalle abituali categorie conoscitive e innestano quella diversa consapevolezza che può essere considerata una forma di “piccola illuminazione”.
Quando contempliamo un tramonto o un’opera d’arte, i nostri sensi si acuiscono e la nostra mente è rapita. Quando guardiamo negli occhi una persona come non avevamo mai fatto prima e sentiamo all’improvviso chi abbiamo di fronte, quello è un momento di “chiara visione”. È come togliersi all’improvviso un paio di occhiali scuri e ritrovare la luminosità delle cose; oppure è come mettere a fuoco qualcosa che vedevamo in modo superficiale e sfocato.
Questo può succedere sia per gli “oggetti” sia per le persone e ovviamente per noi stessi. Infatti l’ “esterno” e l’ “interno” non sono affatto separati, ma sono un tutt’uno.
Pochi identificherebbero queste esperienze con l’illuminazione dei mistici, ma, se usciamo dal pittoresco, scopriamo che “illuminazione” significa essenzialmente “veder chiaro” – un veder chiaro che può essere spontaneo oppure ottenuto attraverso tecniche meditative, un veder chiaro in cui ritroviamo la nostra unione con il tutto.



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