martedì 31 luglio 2018

Seguire il respiro


Quando s’incomincia a contare i respiri, ci si accorgerà che non è affatto un compito semplice. Innanzitutto, facendo convergere l’attenzione su un meccanismo naturale, in qualche modo lo si influenzerà – e quindi cambierà il nostro modo di respirare. E poi, riuscire a contare per esempio fino a dieci senza distrarsi, è più difficile di quanto si creda. In genere, dopo tre o quattro respiri, s’incomincerà a pensare a qualcos’altro, e dovremo ricominciare da capo. Questo ci dice quanto la nostra mente sia mobile e continuamente distratta; in Oriente viene paragonata a una scimmia che saltella di continuo da un ramo all’altro e non è capace di stare mai ferma a lungo in un solo posto. Non dobbiamo però preoccuparci; con l’esercizio diventeremo sempre più bravi.

Per meditare, un minimo di concentrazione è sempre necessario. Ma non dobbiamo sforzare la volontà; dobbiamo sempre agire con gentilezza verso noi stessi. In realtà la meditazione adotta sia la concentrazione sia la consapevolezza ricettiva. La prima si focalizza su qualcosa ed esclude tutto il resto; la seconda si apre ed accoglie un po’ tutte le esperienze che si presentano all’attenzione. Si raggiunge una buona capacità di meditazione quando si adottano entrambi gli atteggiamenti. Prima ci si concentra (per esempio sul respiro o su una mantra) e poi si rivolge un’attenzione consapevole a ciò che ci succede intorno e alla nostra stessa esperienza interiore. Partendo da una calma concentrazione, si incominciano ad osservare le cose come dall’alto. Ed è tutto un altro discorso rispetto al caotico funzionamento ordinario della mente.

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