In Oriente esiste una storia che è molto
istruttiva. C’è un contadino cinese a cui è scappato il cavallo. I vicini vanno
da lui per confortarlo e gli dicono che la perdita di quel cavallo è una grave sfortuna.
“Forse” risponde il contadino. Il giorno dopo il cavallo torna portandosi
dietro altri sette cavalli selvaggi. I vicini tornano dall’uomo e gli dicono
che gli è capitata una gran fortuna. “Forse” lui risponde. Il giorno dopo il
figlio del contadino si mette a domare uno dei cavalli selvaggi, cade a terra e
si rompe una gamba. “Che sfortuna!” gli dicono i vicini. “Forse” lui risponde.
Il giorno dopo arrivano i militari a
reclutare nuovi soldati per partecipare alla guerra. E lasciano a casa il
ragazzo con la gamba rotta. “Che fortuna!” dicono i vicini. “Forse” risponde il
saggio contadino…e così via.
Questa storia ci dice che le nostre
idee sulla fortuna e sulla sfortuna, sul guadagno e sulla perdita, sul
vantaggio e sullo svantaggio, sono semplici opinioni, giudizi soggettivi che
nulla hanno a che fare con la realtà. E, soprattutto, che nulla ha un valore
assoluto e stabile. Ogni fortuna o sfortuna può rapidamente trasformarsi nel
suo contrario.
Il racconto ci insegna a non giudicare,
a non attaccare etichette ai fatti, a sospendere le nostre opinioni, a non
guardare gli avvenimenti in maniera soggettiva, a non credere alla stabilità
delle cose, a diffidare del nostro stesso pensiero e ad osservare tutto con
distacco e imparzialità.
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