Oltre all’infelicità provocata dalla
natura, dalle malattie, dalla vecchiaia e dal morire, c’è un’insoddisfazione e
una sofferenza che noi stessi ci creiamo, e forse è la maggior parte. Prendiamo
un uomo potente come Donald Trump: è ricco, ha una bella e giovane moglie, un
paio o più famiglie, figli e figlie, ville, alberghi e proprietà di ogni
genere. Dovrebbe essere contento.
Ma vi fa pensare che sia felice? Vi
sembra che la sua faccia sia quella di un uomo soddisfatto? Lo vediamo tutti
con quel suo grugno infelice, con quell’espressione corrucciata.
E da che cosa viene la sua infelicità?
Ovviamente dalle sue stesse ambizioni e pretese, dalla sua sete di riconoscimento,
dal suo desiderio di potere. Oggi ha un sacco di problemi e di nemici e deve
combattere tutto il giorno contro chi non gli ubbidisce o non lo ama, e non è
sicuro di essere rieletto. Rischia addirittura di scatenare una guerra
mondiale.
È come un bambino che vuole un
giocattolo e non può averlo.
Insomma, quest’uomo che avrebbe tutto
per essere felice, è corroso dalla sua incapacità di accontentarsi, dalle sue
velleità.
Non è in grado – come tanti uomini – di
apprezzare ciò che ha e vorrebbe sempre di più.
Non è ovviamente capace di starsene
tranquillo e in pace, è sempre nervoso, non può concentrarsi, non può fermarsi
un attimo. Non può essere felice.
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