martedì 9 maggio 2017

La parola giusta

Qualche volta, parlando o scrivendo, non ci viene la parola giusta. La cerchiamo, ma non ci viene in mente. Allora ne prendiamo una simile, ma non è del tutto soddisfacente. Se invece la troviamo, sentiamo che ci siamo espressi bene.
Ma, se ci stiamo attenti, proprio quando troviamo la parola giusta, in realtà non abbiamo espresso quel che avevamo pensato o intuito. Ciò che abbiamo espresso è molto più semplice e banale. Ma noi avevamo pensato qualcosa di più.
Chi parla o chi scrive bene, è convenzionale. Non è lui che sceglie le parole, ma sono le parole che vengono fuori automaticamente. È il discorso con la sua logica e le sue associazioni obbligate che guida l’espressione.
In realtà, le parole sono come un vestito preconfezionato, che, dovendo andare bene per tutti, non può essere individuale.
Ci sono i poeti che riescono a dire qualcosa di più, perché associano le parole in un modo personale. Ma, per lo più, tutti parliamo e scriviamo convenzionalmente. Le parole e le parti del discorso si collegano tra di loro in modo predeterminato.
Per essere autentici, dunque, per esprimerci in modo autentico, per far venir fuori ciò che volevamo veramente dire, dobbiamo collegarci al nostro fondo, fare una pausa prima di far uscire le parole, e infine usarne poche.

Chi parla con scioltezza e facilità, resta alla superficie delle cose. La parola giusta è molto più vicina alla non-parola, al silenzio.

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