Lo Yoga è un’antica tradizione spirituale cui
attingono tutte le religioni indiane, una specie di via interreligiosa. Quando
perciò gli Yogasutra di Patanjali, il
testo fondamentale dello Yoga, ci dicono che “lo Yoga è la neutralizzazione di
tutti i vortici (vritti) mentali”,
esprime un’idea che è alla base di ogni forma di meditazione, dal vedanta al
buddhismo.
Si tratta di calmare le varie attività mentali.
Ma quali sono?
A noi vengono subito in mente i pensieri. Però
non basta. Bisogna calmare anche i sentimenti e le emozioni e lasciar andare i
ricordi, i sogni, i ragionamenti, le inclinazioni, i desideri e comunque tutte
le esigenze dell’io: volere, non volere, amare, odiare, preferire, tutti gli
attaccamenti e le identificazioni, tutti i pensieri di io e di mio; e vedere
quello che avviene come un’opera del tutto, anziché di un individuo.
In tal senso si parla di liberazione (moksha), la liberazione dai piccoli e
grandi gorghi in cui cade continuamente la nostra mente.
Ottenere una condizione del genere non è
facile. Ma è già un successo capire il meccanismo della liberazione e
raggiungere brevi istanti di liberazione o una certa percentuale di
acquietamento psico-fisico.
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