lunedì 25 gennaio 2016

La via apofatica

Quando parliamo di Dio, in effetti ci riferiamo ad una nostra idea o ad un nostro sentimento di Dio, o a quello che ci viene riferito da una religione. Ma non sappiamo minimamente che cosa sia Dio, non ne abbiamo la minima esperienza.
Quando lo definiamo Infinito, Eterno, Essere, ecc., utilizziamo concetti astratti che nulla hanno a che fare con la realtà. Che cosa sarà mai l’Infinito? Per noi è il semplice contrario del finito. Ma che esperienza possiamo mai averne? Nessuna.
Quindi noi non possiamo meditare su Dio. Un Dio definito sarà sempre un’idea della nostra mente, non altro.
Di Dio non possiamo dire che cosa è, ma solo che cosa non è. Questo è il metodo apofatico.
Se quindi vogliamo concentrarci su Dio, è molto meglio smettere di produrre concetti o immagini mentali, fare il vuoto della mente.
Il vuoto mentale è molto più vicino a Dio di tutte le nostre idee. Come diceva Kierkegaard, “il vuoto, invece di essere la radice di ogni male, è il solo vero bene.”
Meditare su Dio non significa metterci di fronte a qualche immaginetta sacra, ma metterci di fronte a ciò che non conosciamo.

Ecco perché le religioni, con le loro idee precostituite di Dio, sono controproducenti e ci allontanano proprio da ciò in cui vorrebbero farci credere.

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