Non basta però stare seduti o sdraiati,
immobili e silenziosi, per gustare la meditazione. Può darsi che nella nostra
mente affiorino ricordi del passato, fantasmi spaventosi e nevrosi dell’anima.
Occorre quindi decondizionare la mente e
portare anch’essa al silenzio.
Solo allora la
meditazione-contemplazione diventerà gioiosa.
Anche se partiamo con l’intenzione di
essere felici o di evitare qualche stato doloroso, potremmo non avere successo.
Qui ci vuole allenamento; per rilassarci
veramente, dobbiamo imparare ad esaminare le nostre intenzioni, a depurarci
delle fantasie e dei desideri più comuni.
Ognuno porta in sé il proprio paradiso e
il proprio inferno. Come diceva Emily Dickinson, “è più vasto del cielo, il
cervello.”
Nessun commento:
Posta un commento