È più che evidente che gran
parte delle tragedie attuali (miseria, fame, emigrazioni incontrollate,
terrorismo, ecc.) è provocata dalle guerre tra uomini e che le religioni,
anziché lavorare per la pace, contribuiscono a dividere fornendo le ideologie
di supporto per le discriminazioni e gli scontri.
Non si tratta dunque di
tragedie naturali, come potrebbero essere un terremoto o il maltempo, ma di tragedie
provocate dall’aggressività umana, dall’avidità, dalla volontà di potere e dal
desiderio di predominio.
Non può esserci vera pace se
non si prende coscienza di questa aggressività umana, non a livello generale –
cosa che hanno già fatto senza costrutto le religioni e le filosofie – ma a
livello individuale.
Non può esserci pace esterna
se non c’è pace interna. E la pace interna è il prodotto di un lavoro su di sé.
Non serve a niente cercarla in una chiesa, in un tempio, in una sinagoga, a
Gerusalemme o alla Mecca.
La non-aggressività è il
frutto di un’operazione interiore.
Prima di parlare di pace,
bisogna creare la pace dentro di sé.
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