Come mai, se esiste un’altra
vita, gli abitanti del paradiso non sentono alcun desiderio di comunicare con i loro cari
che hanno lasciato qui sulla Terra? La risposta la dà Pico Iyer in L’arte della quiete (Rizzoli, 2015).
Perché il paradiso è il
luogo in cui non si pensa a nessun altro luogo.
Noi, infatti, siamo
sempre portati a spostarci nello spazio-tempo per trovare un luogo dove
sentirci bene. Ma arriva il momento in cui ci rendiamo conto che un simile
luogo non esiste affatto fuori di noi. È
in realtà un punto di quiete dentro di noi, in cui ci sentiamo appagati.
La vita quotidiana ci porta
a spostarci di continuo, a lavorare di continuo, a cambiare di continuo, a
cercare di continuo la nostra felicità. Ma, dopo aver tanto viaggiato e dopo
esserci tanti impegnati in mille attività, scopriamo che solo la quiete può farci
elaborare ed approfondire le esperienze.
In effetti, non sono tanto
le nostre esperienze a formarci, ma il modo in cui reagiamo ad esse. La qualità
delle nostre esistenze dipende da come le viviamo interiormente.
La stessa esperienza
può provocare dolore in uno e piacere in un altro, oppure dolore in un certo
momento della nostra vita e piacere in un altro. L’idea quindi di restare
immobili a lungo per concentrarci sul nostro mondo interiore è una scoperta che
hanno fatto tutti i saggi, non solo in Oriente ma anche in Occidente. Thoreau
diceva che non importa dove vai o quanto lontano viaggi: importa quanto sei
vivo. E, prima di lui, lo avevano capito tanti grandi uomini, come Epitteto o
Marco Aurelio.
Il lusso oggi non è
andare in posti meravigliosi dall’altra parte del mondo, ma sperimentare l’immobilità,
dove poter scoprire che la felicità e l’appagamento sono a portata di mano, e
lo sono sempre. Ecco perché chi si trova in paradiso non cerca nient’altro: è
già soddisfatto così com’è.
Ovviamente, per gli
uomini comuni, è impossibile rimanere a lungo fermi, senza fare nulla. Ma la qualità
della nostra vita cambia radicalmente quando si scopre il piacere e la
necessità di stare periodicamente immobili e in silenzio.