martedì 16 settembre 2014

Il fallimento di Gesù

“Non accumulare ricchezze in questo mondo. Qui i tarli e la ruggine distruggono ogni cosa e i ladri vengono e portano via. Accumulate piuttosto le vostre ricchezze in cielo. Là i tarli e la ruggine non le distruggono e i ladri non vanno a rubare. Perché dove sono le tue ricchezze, là c’è anche il tuo cuore… Nessuno può servire insieme Dio e il denaro” (Matteo 6, 19-21).
Se queste sono le parole di Gesù, come si fa a sostenere che la nostra è la civiltà cristiana – una “civiltà” in cui il denaro segna la stima di ogni cosa e di ogni persona, anzi è il valore supremo? Non si può fare né un passo né un respiro senza disporre di denaro.
Credo che Gesù si rivolti nella tomba (o dove si trova) e sappia di aver fallito.
O forse Gesù era un ingenuo, un utopista?
Certo, per essere il “figlio di Dio” aveva capito poco della natura umana e non aveva previsto come sarebbero andare a finire le cose.

2 commenti:

  1. Ma via Lamparelli! Ma che scrive? Gesù s'è sgolato tre anni a dire che il suo Regno non è di questo mondo. E che c'entra la nostra civiltà col Cristo? Non voleva mica fondare una civiltà! E poi " molti sono i chiamati ma pochi gli eletti"..." voi siete come il lievito..." ..." se il sale non sala più" Insomma, il cristianesimo è cosa per pochi. Solo la Buona Novella è per tutti...

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  2. Già, che c'entra la nostra civiltà col Cristo? Me lo chiedevo anch'io.
    Eppure la nostra civiltà si definisce cristiana, e sostiene che Dio si è fatto uomo per fare la differenza qui su questa terra.
    Il fatto che si rimandi tutto all'aldilà, inverificabile, ci dice il fallimento del Cristo. Nemmeno Dio può far niente per questo mondo.
    Ma se un Dio non può far niente per questo mondo, a che cosa serve? Non l'ha creato lui, il mondo?
    Un messaggio elitario è un messaggio fallito.

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