L’Italia è un paese
melodrammatico. Ci piacciono i sentimento forti, le passioni travolgenti, le
indignazioni momentanee, i discorsi magniloquenti, i voli di fantasia e le
grandi utopie. Siamo retorici e poco pragmatici.
Anche in campo religioso, il
nostro mito fondante è la “passione” di Cristo e i nostri culti si basano
sull’emotività, sulla commozione, sulla musica, sui canti, sulle processioni, sulle
immagini sacre, sulle statue, sulle invocazioni… tutte cose esteriori.
Crediamo che una religiosità
profonda debba condurre a visioni, ad apparizioni, a stigmate, a rinunce
eroiche, insomma a fenomeni straordinari.
Per noi è difficile capire
il valore della serenità, dell’equilibrio, della compostezza, della saggezza,
del distacco, del silenzio… in una parola dell’interiorità.
E invece la meditazione
richiede tutto questo. Non ricerca l’apparizione di qualche angelo, ma una
mente placata.
Nessun commento:
Posta un commento