giovedì 4 settembre 2014

Drammi religiosi

L’Italia è un paese melodrammatico. Ci piacciono i sentimento forti, le passioni travolgenti, le indignazioni momentanee, i discorsi magniloquenti, i voli di fantasia e le grandi utopie. Siamo retorici e poco pragmatici.
Anche in campo religioso, il nostro mito fondante è la “passione” di Cristo e i nostri culti si basano sull’emotività, sulla commozione, sulla musica, sui canti, sulle processioni, sulle immagini sacre, sulle statue, sulle invocazioni… tutte cose esteriori.
Crediamo che una religiosità profonda debba condurre a visioni, ad apparizioni, a stigmate, a rinunce eroiche, insomma a fenomeni straordinari.
Per noi è difficile capire il valore della serenità, dell’equilibrio, della compostezza, della saggezza, del distacco, del silenzio… in una parola dell’interiorità.

E invece la meditazione richiede tutto questo. Non ricerca l’apparizione di qualche angelo, ma una mente placata.

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