Qual è il nostro vero sé, il
sé autentico?
Ognuno di noi sa benissimo
di albergare varie personalità, vari sé, vari io. Non solo abbiamo quelli dei
progenitori e delle persone che hanno interagito con noi, ma anche noi ci
comportiamo in modo diverso da una relazione all’altra, da un momento
all’altro, da un periodo all’altro. Essere figli, padri, mariti, madri, amanti,
colleghi, parenti, amici, nemici, ecc. significa utilizzare varie personalità.
Qual è quella più vera?
Quando ci ritroviamo vecchi,
ci rendiamo conto con stupore che il nostro corpo è cambiato. Noi pensiamo di
essere sempre gli stessi, ma qualcosa in noi è certamente diverso. Se ci
ricordiamo com’eravamo nell’infanzia o nell’adolescenza, dobbiamo ammettere che
anche la nostra psiche non è più la stessa. Certo, noi ci consideriamo sempre
gli stessi: questo sono io, colui che ha un certo nome, che è nato in un certo
luogo, che si è sposato, che ha una carta d’identità, che… però siamo come
lontani parenti di quell’io che siamo stati ad una certa età, per esempio da
bambini.
Siamo gli stessi, e non
siamo gli stessi.
Allora, qual è il nostro sé
autentico, che cosa è rimasto immutato? Molte cose sono cambiate, molta acqua è
passata sotto i ponti, molte esperienze ci hanno trasformati.
Indubbiamente, siamo gli
stessi che sono partiti sessanta, settanta o ottanta anni fa, ma ciò che è qui
ora è un prodotto diverso. Il fiume partito dalla fonte è e non è il
fiume che arriva alla foce.
Ma anche in uno stesso
periodo, il nostro sé oscilla vistosamente. Qual è il nostro io più autentico,
quello per cui diciamo: io sono io e non sono un altro? Pensandoci a fondo, non
è vero che non sono un altro. In realtà molti altri mi hanno determinato, sono
entrati in me, mi hanno composto. Ognuno di noi è una moltitudine. E io sono
altro anche per me stesso.
Chi sono allora io? L’io
mutevole o l’io roccioso che non cambia? L’io sociale o l’io solitario? L’io
sicuro di sé o l’io incerto? L’io caldo ed espansivo o l’io freddo e
distaccato? L’io sensibile e ed emotivo o l’io orgogliosamente padrone di sé?
L’io aperto o l’io chiuso? L’io che riconosce di aver bisogno degli altri o
l’io che vuole essere indipendente? L’io impavido o l’io che trema? L’io che ama e che partecipa o l’io che
taglia i ponti con gli altri e si riduce ad essere un albero secco?
La verità è che tutti questi
io sono parte di me e quindi sono veri. Un io falso è solo un io che finge; ma
un io che oscilla fra gli estremi è comunque autentico. Dobbiamo stare attenti
a non idealizzare il vero sé, a non costruire fantasie su ciò che dovremmo o
vorremmo essere. Dobbiamo non cadere nella trappola di una stabilità e di una immutabilità
illusorie, dei deliri infantili di onnipotenza e del narcisismo.
In realtà siamo tante
persone e, sebbene contraddittorie, tutte autentiche.
Chi sono dunque io? Io sono
tutte quelle persone, tutti quegli io.
Dobbiamo osservarci per
quello che siamo: questa è una grande meditazione. Dobbiamo vivere nel
presente, ma con un occhio a ciò che siamo stati. Dobbiamo sì cercare di migliorarci,
ma con grande compassione ed empatia verso noi stessi. Colui che osserva, noi
non sappiamo chi sia. Perché non possiamo definirlo, delimitarlo, perché abbiamo
una mente dualistica che per conoscere deve dividere. Ma è ciò che siamo.