Da un parte le religioni e le filosofie ipotizzano questo o quello
stato ultimo post mortem: la fine
della coscienza individuale e basta, la fine della coscienza individuale ma la
dissoluzione in un Io impersonale e infine l’esistenza di un Deus ex
machina che prima ci crea dal nulla e poi, dopo la morte, ci viene a
ripescare come anime individuali.
Il problema è che nessuno può portare prove. Così i più non
credono a nulla e si limitano ad aspettare per verificare. Vedremo, sapremo o…
non sapremo.
Dall’altra parte ci sono i problemi pressanti delle nostre
esistenze individuali: non solo la nostra morte ma anche quella delle persone
che ci sono care. Cosa pensare? Siamo immortali o finiamo nel nulla?
Di fronte alla morte e alla sofferenza siamo tutti impotenti e
terrorizzati. Non possiamo fare
qualcosa e dobbiamo subire. Questo è l’aspetto più angosciante: non avere
certezze.
Non ci resta che percepire la verità nel punto più profondo di noi
stessi, non certo nei libri sacri scritti da chissà chi. Rimarranno incertezze,
certo. Ma dobbiamo conviverci.
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