giovedì 12 marzo 2020

Pensieri senza pensatore


Per risvegliarsi occorre liberarsi di gran parte dei nostri pensieri, delle nostre concettualizzazioni e delle nostre oggettivazioni, e ritrovare i processi basilari e spontanei della mente.
Ma cercare la spontaneità, la naturalezza o l’abbandono non è facile, perché la nostra mente è ormai piena di pregiudizi, di preconcetti, di valori e di schemi più o meno artefatti. Bisogna saper distinguere i pensieri che si originano spontaneamente: il primo è certamente “io sono”, “io esisto”. È qualcosa che non ha bisogno né di argomentazioni né di dimostrazioni. È immediato, istantaneo, spontaneo e non concettuale, e viene dato per scontato. È forse il primo pensiero, cui seguono tutti gli altri.
“Io sono perché sono cosciente.” Così tutto ciò che minaccia il mio essere, il mio esistere, produce sensazioni, reazioni e pensieri altrettanto immediati. Se in una foresta mi trovo di fronte a un leone, non ho bisogno di pensieri o di ragionamenti per giustificare ciò che provo.
Ma tutte le riflessioni, i ricordi, i rimpianti o le anticipazioni, tutti i sogni a occhi aperti, tutto il nostro rimuginare, tutto ciò esce dalla spontaneità. Si tratta di elaborazioni di pensieri mediati, indiretti e basati sul dualismo dei contrari: bene-male, buono-cattivo, bello-brutto, soggetto-oggetto, nascita-morte, amore-odio, prima-dopo, alto-basso, utile-inutile e così via.
I pensieri più ispiranti si producono quando la mente si è liberata di tanti valori, giudizi ed elucubrazioni ed emergono naturalmente come se non ci fosse più un soggetto che li controlla e dirige. Ripensandoci dopo, ci accorgiamo che ci sono i pensieri, ma non c’è chi li pensi. E scopriamo che anche quello dell’ “io” è un concetto.
Sono questi i casi in cui si origina un’azione efficace e senza macchia. Facciamo quel che dobbiamo fare, compiamo quello che è necessario.

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