Che ogni conoscenza sia una rappresentazione è ovvio, visto che
tutto deve essere interpretato da una mente che ha determinati filtri e regole
Che cos’è il conoscere se non una concettualizzazione e una oggettivazione
che stravolge e interpreta ogni dato. In tal senso significa far affiorare e
apparire qualcosa, qualcosa che diventa subito un oggetto non oggettivo contrapposto a un soggetto.
Questo è appunto il processo creativo dualistico operato dalla
coscienza stessa.
Ma, allora, la vera conoscenza, quella che esce dalle
rappresentazioni e dalla trappola dei contrari, dovrebbe essere un non-conoscere;
non qualcosa processato dalla mente, ma un escludere il processamento mentale.
Purtroppo questa operazione è molto difficile, perché la mente dovrebbe escludere se stessa. E nei casi
in cui ciò accade spontaneamente, come per esempio nel sonno profondo, viene
meno la coscienza stessa.
Insomma la vera conoscenza sta al di là del mondo creato dalla
mente cosciente. Quando non sappiamo neppure di esistere, siamo nella realtà
originale.
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