È evidente che noi siamo attaccatissimi al nostro corpo e, più in
generale, alla nostra individualità. Non vorremmo mai perdere il senso della
nostra individualità. Siamo convinti che, se lo perdessimo, per noi sarebbe
finita.
Eppure ci sono momenti nella vita in cui ci dimentichiamo di
essere il Tal dei Tali e agiamo comunque. Anzi, agiamo meglio e ci sentiamo più
leggeri. Questo è il punto. Si può vivere anche senza essere ossessionati
dall’ego, dalla nostra identità corporale, psicologica e sociale.
Se ci pensiamo bene, l’identità è una specie di corazza che ci
schiaccia, ci opprime e ci impedisce movimenti liberi. Quando siamo felici, non
pensiamo affatto al nostro ego, ce ne siamo sbarazzati come per incanto.
Se ci concentriamo sul semplice senso di essere (non di essere questo
o quello) o sul respiro, usciamo dai pensieri ossessivi della mente, dai tanti
problemi, dalle preoccupazioni e dalle sofferenze legate alla sopravvivenza e
ai bisogni dell’ego. Solo allora ci sentiamo liberi e felici.
L’ego è sinonimo di costrizione e di limitazione, e non è affatto
indispensabile.
Nello stato più alto non c’è senso dell’individualità, che è anche
senso di separazione e di ansia.
Se invece sei così attaccato al tuo io, vuol dire che ti
identifichi troppo con il corpo e con la mente.
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